
omicidio in ciclabile
L'assessore Granelli è accusato di “confusione stradale”. Idea pericolosa
Il 13 novembre il verdetto sul processo all'allora titolare della Mobilità di Milano per la morte di due cicliste. In ballo non c'è solo la sua carriera ma anche un principio: può un politico essere condannato per scelte progettuali?
Può un amministratore pubblico essere condannato per un progetto che non ha realizzato di persona? Lo deciderà il prossimo 13 novembre il Tribunale di Milano che deve giudicare sulla morte di due donne uccise mentre percorrevano in bicicletta le piste ciclabili del capoluogo lombardo. Il primo caso riguarda Cristina Scozia, travolta da una betoniera in manovra il 20 aprile 2023 mentre si trovava in bici su una ciclabile tra via Sforza e corso di Porta Vittoria, in centro, il secondo Alfina D’Amato uccisa da un camion betoniera il 23 giugno 2023 in piazza Francesco Durante, non lontano da piazzale Loreto. Sotto accusa è finito Marco Granelli, attuale assessore della giunta Sala e titolare della Mobilità tra il 2016 e il 2021, periodo in cui l’amministrazione diede un grande impulso alla costruzione delle piste ciclabili, per il quale è stato chiesto un anno di reclusione. Stessa pena è stata sollecitata per i dirigenti del comune di Milano, Fabrizio Riazzola e Carlo Casati, mentre per il conducente del camion di via Sforza la richiesta è di 2 anni e quattro mesi.
Ad avviare l’inchiesta è stata il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano, già protagonista delle maxi inchieste sull’urbanistica e l’edilizia, che l’ha poi lasciata a Mauro Clerici per il primo caso e Barbara Benzi per il secondo. Avvalendosi di una consulenza, l’accusa ha sostenuto che l’assenza di cordoli sulla pista ciclabile è stata determinante nel provocare gli incidenti; ma è tutto il progetto dei percorsi ciclabili a essere stato demolito dall’accusa in quanto “atto a creare confusione tra i soggetti della strada”. Da qui l’accusa di omicidio colposo per Granelli e i due dirigenti che si sarebbero dimostrati impreparati nel pianificare un’opera importante della viabilità urbana.
La difesa è pronta a dare battaglia, come spiega al Foglio l’avvocato Franco Rossi Galante che ha assunto la tutela dell’assessore: “Ci sono diversi casi in Europa di piste costruite con gli stessi criteri adottati dal comune di Milano, per restare in Italia ricordo che le linee guida del ministero dei Trasporti del 2022 prevedono che la segnaletica delle ciclabili può essere realizzata con le righe per terra e con cartelli stradali. C’è anche la possibilità di verniciare l’asfalto ma non l’obbligo di apporre i cordoli”. Disposizioni che dovrebbero bastare a scagionare Granelli e anche i due dirigenti, ma che rischiano di essere insufficienti di fronte all’accusa non proprio puntuale di “creare confusione e pericolo”.
Secondo l’avvocato la genericità del reato non è l’unico punto debole dell’accusa: “Tutto si decide su questo aspetto: i pm devono dimostrare il nesso causale tra la condotta di Granelli e l’evento, tra una decisione di tipo amministrativo e la morte di due donne che percorrevano in bicicletta le corsie ciclabili. Vedremo, io non capisco quando la procura si ostina a cercare colpevoli a ogni costo”.
Sarà interessante osservare come verrà argomentato questo passaggio che chiama in causa la riforma Bassanini sulla separazione delle competenze nella Pubblica amministrazione: l’assessore formula gli indirizzi politici ma poi spetta alla struttura elaborare i progetti. In questo caso è difficile immaginare che un assessore privo di competenze specifiche sia potuto intervenire sulla definizione di un aspetto tecnico delle piste ciclabili. A meno che non si consideri determinante l’avere firmato la determina dirigenziale con la quale ha assunto la responsabilità politica della costruzione delle piste.
Su richiesta della difesa il procedimento si svolge con rito abbreviato. Il gip Alberto Carboni ha deciso di riunire i due incidenti mortali in un unico giudizio, per quello di Loreto le richieste del pm arriveranno il 13 novembre. In caso di condanna di Granelli si profila il rischio di dovere tornare a rispondere, se non lui potrebbe capitare a chiunque assuma una responsabilità amministrativa o politica nella città, qualora si verifichino altri incidenti sulle ciclabili. Ma, se la logica a prevalere sarà quell dell’accusa, potrebbe capitare in ogni altra situazione che richieda una decisione amministrativa. Bisogna inoltre ricordare che in città sono stati allestiti 182 chilometri di piste, per fortuna dell’assessore non tutti portano la sua firma: “E certo che la sentenza farà scuola, questo tema non riguarda solo Milano ma tutti i comuni d’Italia” è la previsione di Rossi Galante.


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