
Ansa
Incertezze sulla fusione
La nuova Mediobanca e i paletti severi di Moody's
L'agenzia di rating considera la probabilità di un default di Piazzetta Cuccia “sostanzialmente indistinguibile” dalla probabilità di un default del gruppo di Siena. Un declassamento dovuto all’associazione della banca con la sua nuova controllante, Montepaschi
Le grandi conquiste comportano anche grandi responsabilità e sfide per il futuro. Così, Montepaschi dovrà dimostrare con i fatti che si sbaglia l’agenzia di rating Moody’s, che pure ha migliorato il giudizio su Siena, quando dice che i “i requisiti per l’integrazione commerciale, organizzativa e operativa di Mediobanca sono senza precedenti per il management di Mps” e mette in guardia sui “significativi rischi di esecuzione correlati a tale trasformazione”. A leggere il documento integrale con cui Moody’s ha migliorato il rating di Mps ma ha declassato Mediobanca, provocando le proteste di quest’ultima che ritiene che il suo merito di credito non sia cambiato da quando si è conclusa l’ops, si comprendono meglio le ragioni di un giudizio che potrebbe apparire fin troppo severo per un’operazione di successo.
Innanzitutto, il declassamento di Mediobanca, dice Moody’s, è dovuto all’associazione della banca con la sua nuova controllante, Mps. Di conseguenza l’agenzia di rating considera la probabilità di un default di Piazzetta Cuccia “sostanzialmente indistinguibile” dalla probabilità di un default del gruppo di Siena. Ovviamente, questo può riflettersi sulle emissioni di debito di Mediobanca, ma tant’è. Al di là di questo rischio teorico, Moody’s spiega che l’incertezza sul tema della fusione compromette una visione chiara sui costi di integrazione e sulle potenziali sinergie future sia di costi sia di ricavi. Pur considerando i vantaggi di scala derivanti dalla creazione del terzo polo bancario italiano, viene evidenziata la mancanza a tutt’oggi di un piano aziendale che descriva nel dettaglio tale processo di integrazione e la necessità di chiarire le intenzioni sull’investimento in Generali (13 per cento). Insomma, toccherà l’ad Luigi Lovaglio il compito di dimostrare che tanto pessimismo è infondato così come toccherà al nuovo cda di Mediobanca, che molto probabilmente vedrà Vittorio Grilli presidente e Alessandro Melzi d’Eril amministratore delegato, dimostrare sul piano dei risultati che il futuro riserva alla banca milanese una prospettiva rosea.