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La Sospensione del Licenziamento
Come il caso Lisa Cook può riaffermare l'indipendenza della Fed
La Corte Suprema, con appoggio bipartisan, sospende il licenziamento della governatrice Lisa Cook comandato da Trump. Rinvio a giudizio a gennaio
La sospensione del licenziamento dal board della Fed di Lisa Cook è un primo stop a Donald Trump da parte della Corte Suprema, che ha rinviato la decisione sul ricorso della Casa Bianca a gennaio. Formalmente la questione è se il presidente degli Stati Uniti abbia o meno la facoltà di licenziare “per giusta causa” una governatrice della Fed, accusata di aver fatto dichiarazioni false per ottenere un mutuo agevolato.
Ma nella sostanza in ballo c’è molto di più: l’indipendenza della banca centrale americana. Trump, che ha già ottenuto le dimissioni di una governatrice, sostituendola con il suo fedelissimo Stephen Miran (che non si è neppure dimesso da capo dei consiglieri economici del Presidente), punta a far saltare la Cook nominata da Biden per completare il takeover sulla Fed e costringere Jerome Powell a tagliare i tassi in maniera molto più incisiva.
E’ su questo, sul cuore della questione, che hanno preso posizione i principali economisti americani alla Corte Suprema. Attraverso l’istituto dell’amicus curiae, che negli Stati Uniti consente a terze parti di intervenire nel processo con pareri per assistere o convincere i giudici, si sono uniti ex segretari al Tesoro, ex presidenti della Fed, ex consiglieri economici dei presidenti ed accademici prestigiosi, democratici e repubblicani, da Ben Bernanke ad Alan Greenspan, Henry Paulson e Larry Summers, Greg Mankiw e Janet Yellen, John Cochrane e Jason Furman, economisti che hanno servito le amministrazioni Reagan e Clinton, Bush e Obama.
Il documento, che non affronta questioni strettamente giuridiche, è una densa riflessione storica ed economica sul valore dell’indipendenza della banca centrale: una banca centrale più autonoma consente di avere un’inflazione più bassa senza far aumentare la disoccupazione, al contrario una banca centrale sottomessa alla politica fa perdere credibilità nel dollaro e produce più inflazione e maggiori costi di finanziamento. “L’indipendenza della Fed è la soluzione che il Congresso e il Presidente hanno scelto, legandosi di fatto le mani, come Ulisse quando oltrepassò le sirene, per proteggersi dal rischio di una cattiva gestione della politica monetaria”.
Il canto delle sirene è la tentazione che hanno tutti i governi di usare la politica monetaria per scopi politici, come ad esempio stimolare l’economia in vista delle elezioni. Il problema è che questi obiettivi politici di breve termine distruggono la credibilità necessaria a una banca centrale per indirizzare le aspettative producendo costi enormi nel lungo termine per contenere l’inflazione, difendere l’occupazione e finanziare il debito. I casi citati nel documento bipartisan sono diversi, e vanno dalle pressioni di Truman durante la Seconda guerra mondiale a quelle di Nixon negli anni ‘70: in un caso il taglio dei tassi era per finanziare le spese militari, e nell’altro per ridurre la disoccupazione. In entrambi hanno prodotto un boom dell’inflazione, che ha costretto i successori a dolorose politiche antinflazionarie. La credibilità della Fed è un asset istituzionale dal valore enorme che dipende “non solo dal suo effettivo isolamento dalle pressioni politiche, ma anche alla percezione della sua indipendenza da parte del pubblico”. E’ questo, dicono gli economisti, che è in discussione. Ma forse c’è anche di più. Il caso Trump vs Cook sarà un giudizio sia sull’indipendenza della Fed sia sull’indipendenza della Corte Suprema a maggioranza conservatrice.