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La revisione finale del Pnrr e le aspettative deluse di Salvini

Giorgio Santilli

Tra misure in fortissimo ritardo e quelle che hanno guadagnato risorse aggiuntive, c'è chi subirà un duro colpo: sarà Palazzo Chigi a mantenere il coordinamento sul Piano casa del ministro dei Trasporti. Un'analisi dei progetti

La revisione finale del Pnrr vale 14 miliardi (7 per cento del piano). Lo ha detto ieri il ministro per il Pnrr e l’Europa, Tommaso Foti, parlando alla cabina di regia presieduta da Giorgia Meloni. I dettagli seguiranno il 1° ottobre, quando Foti interverrà in Parlamento per illustrare la proposta di modifica del piano europeo in partenza per Bruxelles. La sostanza del nuovo piano, però, si può già anticipare. Le singole misure rimodulate si possono suddividere in quattro gruppi: 1) le misure in fortissimo ritardo che perdono gran parte dei loro finanziamenti (quasi una metà dei piani di rigenerazione urbana di competenza del Ministero delle Infrastrutture); 2) le misure in fortissimo ritardo (molti investimenti della missione 7, compresa Industria 5.0, un vero flop) che però recuperano gran parte delle risorse ridestinandole a nuovi piani (un cospicuo fondo presso il Mef dovrebbe essere destinato alla competitività delle imprese); 3) le misure che hanno tirato molto e guadagnano quindi risorse aggiuntive (1,5 miliardi andranno al piano per l’acqua e 1,2 all’acquisto di treni e autobus ecologici); 4) le misure che – grazie a una modifica delle procedure o all’introduzione di ulteriori elementi di riforma o   nuovi strumenti finanziari – ottengono una dilazione dei tempi oltre il 2026 per investire (gli studentati che, nonostante i ritardi di alcuni interventi, mantengono 1,2 miliardi per realizzare 60mila alloggi). 

 

C’è poi chi resterà deluso per misure per cui ci si aspettavano risorse aggiuntive che però non arriveranno. L’intervento emblematico è il Piano casa del ministro Salvini, che contava su almeno 400-500 milioni delle risorse non spese per i piani di rigenerazione Pinqua, ma che invece resterà a bocca asciutta. Un duro colpo per Salvini che aveva annunciato la proposta di dirottare sul “suo” piano casa le risorse dei Pinqua all’assemblea di Confindustria immobiliare a luglio e aveva chiesto in quell’occasione anche di guidare un ministero unico per la casa, ma che aveva ricevuto picche da Giorgia Meloni, quando la premier al Meeting di Rimini offrì a Salvini una “collaborazione” sul piano casa annunciando gli incentivi per le coppie giovani. L’aria che tira è che il coordinamento sul piano casa se lo terrà Palazzo Chigi, forte anche della collaborazione molto fattiva con la sottosegretaria al Mef, Lucia Albano, Fratelli d’Italia, che ha la delega per il patrimonio immobiliare pubblico (fra cui le case popolari).

 

Tornando alla revisione del Pnrr annunciata ieri, a ben vedere, le quattro tipologie di misure rispondono a un unico schema di gioco, legittimato dalle linee guida “Verso il 2026”, stilate dal vicepresidente della Commissione europea Raffaele Fitto e approvate dalla commissione stessa. Lo schema è quello di consentire a un piano in forte ritardo di prorogare l’esecuzione degli investimenti oltre il 2026, cambiando contenitore finanziario e procedure di appalto, ma mantenendo i target iniziali. In sostanza, si prendono le risorse destinate a progetti che non saranno conclusi entro giugno 2026 e si ridestinano a nuovi strumenti finanziari che sosterranno investimenti – non troppo diversi da quelle previste in origine - all’interno di accordi innovativi, aperti anche a forme di partnership fra settore pubblico e privati. 

 

Proprio gli studentati sono un esempio calzante: i progetti in ritardo dovrebbero entrare in un accordo che prevede entro giugno 2026 la definizione dei fondi disponibili, la riaffermazione dei target, gli impegni del soggetto attuatore e le garanzie fornite dai soggetti esecutori (privati); ma dà la possibilità di realizzare concretamente gli alloggi dopo il 2026, fino al 2028. Confedilizia ieri ha plaudito al mantenimento degli obiettivi fissati dal Pnrr, sia pure con questa nuova veste. Foti ha dato ieri anche il numero di progetti in corso: 447.065. Nel dettaglio: 294.597 di questi progetti sono conclusi, 28.128 sono in fase di conclusione e 106.214 sono in fase di esecuzione. “Per questi risultati  – ha detto Foti – dobbiamo ringraziare tutte le amministrazioni che stanno lavorano per la riuscita del Pnrr. A tutti tengo a ricordare che una volta che questa revisione entrerà in vigore, il monitoraggio dovrà essere continuo: non possiamo infatti rischiare di considerare concluso il nostro lavoro al momento delle pronunce definitive degli organi deputati, per poi scoprire che alcune misure sono rimaste indietro a causa di semplici errori tecnici o burocratici".

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