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guerra commerciale
Trump ha annunciato nuovi dazi su farmaci, mobili e camion
Le misure introdotte dal presidente americano mirano a rilanciare l'industria manifatturiera americana. I nuovi dazi saranno del 100 per cento sui farmaci, del 50 per cento sui mobili e del 25 per cento sui camion pesanti importati
Dal primo ottobre entrano in vigore i dazi per il settore farmaceutico, del mobile e dell'automotive. Lo ha annunciato il presidente Donald Trump in una serie di post sul social Truth. La misura più drastica riguarda i prodotti farmaceutici di marca o brevettati: “Imporremo dazi del 100 per cento su qualsiasi prodotto farmaceutico di marca o brevettato, a meno che un’azienda non stia costruendo il proprio stabilimento di produzione farmaceutica in America”, ha scritto il presidente americano. L'edificazione di nuovi stabilimenti sarà considerata in fase di avvio se esiste già un cantiere aperto o in costruzione: in tal caso, i dazi non verranno applicati.
Scatteranno poi dazi del 50 per cento su tutti i mobili da cucina, i lavandini da bagno e prodotti correlati. “Gli Stati Uniti sono inondati da questi prodotti che arrivano da altri paesi. È ingiusto e dobbiamo proteggere, per motivi di sicurezza nazionale, il processo manifatturiero”, ha spiegato Trump. Previsti anche dazi del 25 per cento su tutti i camion pesanti importati. Secondo il presidente, questa misura è necessaria per tutelare i produttori americani e risponde a “molte ragioni, ma principalmente alla sicurezza nazionale”. Già in primavera l’Amministrazione aveva avviato un’indagine per valutare se le importazioni di camion rappresentassero una minaccia per la sicurezza del Paese. Nel pacchetto tariffario rientrano dazi del 30 per cento sui mobili imbottiti. Secondo i dati della Commissione Usa per il Commercio Internazionale, nel 2022 circa il 60 per cento dei mobili venduti negli Stati Uniti proveniva dall’estero, con picchi dell’86 per cento per i mobili in legno e del 42 per cento per quelli imbottiti.
Con le nuove misure, Trump vorrebbe rilanciare l’industria manifatturiera americana. Queste misure hanno alimentato una fiammata temporanea del commercio globale, seguita però da un rapido rallentamento. Come scriviamo qui, secondo l’Ocse, l’aumento delle tariffe – salite in media al 19,5 per cento – sta frenando investimenti, export e occupazione, senza rilanciare l’economia americana. Le prospettive globali peggiorano, con il Pil mondiale previsto in calo fino al 2,9 per cento nel 2026.

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