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Editoriali
Taglio ai tassi e all'indipendenza della Fed
La nomina di Miran approvata dal Senato in tempi record indebolisce la credibilità della banca centrale Usa: non interessa neppure che la Fed appaia indipendente
Oggi, almeno stando alle sensazioni degli osservatori, la Federal Reserve dovrebbe tagliare i tassi di interesse dopo una pausa di nove mesi. Il Federal Open Market Committee, secondo le previsioni, dovrebbe effettuare un taglio di 25 punti base. Non è una sorpresa. Ad agosto, nel suo discorso a Jackson Hole, il presidente della Fed Jerome Powell aveva fatto capire che ci sarebbe stata una riduzione a settembre. La politica monetaria va, quindi, nella direzione auspicata da tempo da Donald Trump anche se potrebbe non essere abbastanza rispetto ai desiderata del presidente (lo scopriremo presto, probabilmente da un post sui Truth). Al di là delle pressioni sempre più insistenti della Casa Bianca, la riduzione dei tassi ha una sua giustificazione economica.
La Fed si muove in mezzo a due spinte contrastanti, da un lato i rischi al ribasso dell'occupazione che giustificano un taglio dei tassi e dall'altro un aumento dei prezzi per effetto dei dazi che invece esige una politica monetaria più restrittiva. Sebbene l'inflazione abbia rialzato la testa al 2,9 per cento ad agosto, le revisioni dei dati del mercato del lavoro hanno portato a un consistente ridimensionamento dell'occupazione (quasi un milione di posti di lavoro). Ciò che preoccupa, però, è il contesto di assalto all’indipendenza della Fed, prima con le accuse a Powell e poi con il tentativo di rimuovere dal board Lisa Cook. Per giunta, dopo le improvvise dimissioni di Adriana Kugler, Trump ha nominato nel board il suo consigliere economico Stephen Miran. Il Senato ha approvato ieri la sua nomina in tempi record, giusto per consentirgli di partecipare alla decisione di oggi, nonostante Miran abbia deciso di non dimettersi da capo del Council of Economic Advisers, ma di prendere un’aspettativa non retribuita dalla Casa Bianca: il segnale che non interessa neppure che la Fed appaia indipendente. E’ questo che preoccupa i mercati e che, paradossalmente, aumenta le aspettative di inflazione e rende meno credibile il taglio dei tassi tanto voluto da Trump.