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Editoriali
Costa tutto ancora tanto, in America. L'equilibrismo della Federal Reserve
La Fed è intrappolata nel classico dilemma del doppio mandato: da un lato alzare i tassi per frenare i prezzi, dall’altro abbassarli per sostenere la crescita. Intanto il tasso di disoccupazione è salito al 4,3 per cento
L’ultimo dato sull’inflazione del dollaro americano di agosto (2,9 per cento su base annua, in aumento rispetto al 2,7 per cento registrato a luglio) complica le prospettive della politica monetaria americana. I prezzi al consumo hanno continuato a salire, raggiungendo il livello più alto da gennaio. Questo aumento è figlio di un elemento già noto: i dazi doganali introdotti dall’Amministrazione Trump. A titolo di riferimento: negli Stati Uniti un quinto del cibo consumato è importato. Un altro indicatore chiave racconta che ad agosto l’economia americana ha creato appena 22 mila posti, ben al di sotto delle aspettative. E il tasso di disoccupazione è salito dal 4,2 al 4,3 per cento. Segnali che suggeriscono un’economia in perdita di slancio, mentre l’incertezza (dai dazi ai conflitti globali) frena le assunzioni.
La Fed è intrappolata nel classico dilemma del doppio mandato: da un lato alzare i tassi per frenare i prezzi, dall’altro abbassarli per sostenere la crescita. Doppio mandato che invece non guida la Bce, che giovedì ha messo un punto: “Il processo disinflazionistico è finito”. Prezzi in risalita e crescita in frenata delineano lo spettro di una stagflazione. Finora la Fed ha mostrato cautela, temendo che un taglio prematuro dei tassi aggiungesse benzina sul fuoco. Ma di fronte all’indebolimento del mercato del lavoro, la Fed ha lasciato intendere che questo ora pesa più di quello inflazionistico. Nel frattempo Trump, che ha attribuito a Powell il nomignolo “Too late”, preme per un taglio dei tassi e ha chiesto la rimozione della governatrice Lisa Cook dal consiglio della Fed per avere meno resistenza a tagli aggressivi. Nella riunione della settimana prossima la Fed potrebbe optare per un primo taglio dei tassi, pur mantenendo lo sguardo vigile sull’andamento dell’inflazione. La speranza della Fed è che il calo della domanda raffreddi i prezzi; il timore è che i rincari innescati dai dazi aumentino, costringendo la Fed a un esercizio di equilibrio.