Carlo Cottarelli (Ansa)

il colloquio

Cottarelli: "La Francia si è italianizzata, non fa i conti con la realtà. La manovra? Serve prudenza”

Ruggiero Montenegro

Il professore e direttore dell'Osservatorio conti pubblici della Cattolica. "I francesi non si sono ancora abituati all’idea di un aggiustamento del sistema pensionistico, che sarà inevitabile. La Legge Fornero ha salvato i nostri conti pubblici. Congelare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile? Così rischia di saltare il sistema" 

Professore, la Francia si è  davvero italianizzata? “Direi proprio di sì”, sorride Carlo Cottarelli. L’economista dell’Università Cattolica di Milano e direttore dell’Osservatorio conti pubblici parla della crisi francese, che ha portato lunedì alla caduta del premier François Bayrou. “Dal punto di vista dei conti pubblici la Francia sta peggio dell’Italia”, dice Cottarelli. “In questo momento il debito pubblico francese è più basso del nostro. Ma ha una tendenza ad aumentare, per effetto di un deficit che è quasi il doppio di quello italiano. La nostra traiettoria invece tende a scendere”. Per il paese governato da Macron si parla di un deficit intorno al 5,5 per cento e di un debito pubblico al 116 per cento del Pil. Una situazione che ha ricadute politiche, Parigi sembra vivere dinamiche che qui a Roma conosciamo bene. “In questa fase abbiamo un governo molto solido, mentre in Francia ne hanno cambiati tre in poco più di un anno. L’esecutivo di Bayrou inoltre è caduto proprio sulla mancata volontà, sull’incapacità, di mettere a posto i conti pubblici. Inoltre negli ultimi anni il deficit è stato sempre più altro di quanto previsto”.

Così, anche al di là delle Alpi, nelle ultime ore si ipotizzano coalizioni ampie – o larghe intese – e soluzioni tecniche. Tra austerità, deficit e pensioni, ci sono similitudini con l’Italia del governo Monti? “In quell’occasione – ripercorre Cottarelli –  si parlava anche della possibile uscita dell’Italia dall’Euro. C’era lo stesso timore per paesi come la Grecia. E’ in quel periodo che si sviluppa il movimento No euro, sostenuto anche da alcuni esponenti del nostro attuale governo. Un clima tale da far impazzire i mercati. Oggi per fortuna mi sembra che neanche Marine Le Pen dica qualcosa del genere. Questo spiega perché la situazione non è estrema come allora, sebbene i rischi di instabilità siano aumentati. Non c’è dubbio”.

 

Come per l’Italia del 2011, centrale per la Francia è il tema delle pensioni: un sistema previdenziale poco sostenibile. “Noi abbiamo approvato la Legge Fornero, poi attenuata nel tempo, che è stata fondamentale per salvare i conti pubblici e per consentire alla Bce  e a Mario Draghi di intervenire. Anche chi successivamente ha provato a introdurre quota 100 – sottolinea quindi l’economista –  ha dovuto fare i conti con la realtà”. Cosa che in questa fase i francesi non sembrano essere in grado di accettare. “Non si sono ancora abituati all’idea di un aggiustamento del sistema pensionistico, che sarà inevitabile. In Francia pagano molte più tasse rispetto a noi, è vero, ma hanno anche una spesa molto più elevata. Non solo: l’età di pensionamento francese è stata alzata, con la riforma del 2023, da 62 a 64 anni entro il 2030. In Italia siamo a 67 anni, ma bisogna considerare anche un’aspettativa di vita che è molto simile tra i due paesi. A loro vantaggio hanno solo un tasso di natalità più alto di quello italiano, tuttavia non sufficiente a rendere sostenibile il sistema. Con il governo Monti, pur con molti sacrifici, l’Italia ha fatto quel che doveva”. Negli anni, sotto il profilo della finanza pubblica, qualche risultato è arrivato. Oggi il governo Meloni esulta per gli indicatori economici e per la fiducia dei mercati. Cottarelli però allontana i facili entusiasmi. La prudenza resta obbligatoria, tanto più in vista della prossima Finanziaria: “A eccezione delle spese militari, per cui credo sarà chiesta l’attivazione della clausola di salvaguardia, per ogni nuova misura introdotta bisognerà trovare una copertura. Come prevedono le regole sui conti pubblici”, dice il professore della Cattolica. 

I partiti tuttavia sembrano seguire altri criteri: dalla flat tax al taglio dell’Irpef, fino al solito superamento della Fornero e alla rottamazione delle cartelle, ogni giorno la lista (dei desideri) si allunga. “Un po’ come il calciomercato”, ha detto con una battuta Giorgetti. “E io sono d’accordo con il ministro. Ogni partito prova a farsi pubblicità, proponendo misure che probabilmente non possono essere realizzate. Gran parte di queste sono sbagliate. Bisognerebbe abbassare le tasse a chi le paga già, investire su giovani e innovazione”. Si parla anche di congelare l’aumento di tre mesi dell’età pensionabile. “Sarebbe un errore. Tra l’altro la Ragioneria generale dello stato continua a fare previsioni sulla spesa pensionistica nei prossimi 15 anni basandosi sugli adeguamenti previsti dalla legge. Non possiamo disapplicarli ogni volta, così rischia di saltare il sistema”. E anche la fiducia che i mercati hanno accordato all’Italia rischia di svanire. “Certo. E questo – conclude l’economista – dimostra che se un governo attua politiche ragionevoli viene premiato dai mercati. Anche se si tratta di un esecutivo di destra, a tratti nazionalista. Non ci sono pregiudizi. Conta quello che fai, non il colore della camicia che indossi”.
 

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