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C'è un altra Mediobanca

Il successo di Mps su Mediobanca e le carte per il dopo Nagel

Mariarosaria Marchesano

La scalata di Monte dei Paschi di Siena arriva a quota 62,3 per cento. Tutti gli equilibri futuri. “A Piazza Scala stanno per arrivare i marziani”, è il commento della casa d’investimento Federated Hermes

Con adesioni pari al 62,3 per cento ieri sera si è conclusa la scalata di Mps a Mediobanca. Un risultato di mercato rilevante che assicura da subito il controllo totale della governance dell’investment bank milanese da parte della banca guidata da Luigi Lovaglio e partecipata dallo stato, ma che potrebbe essere ulteriormente rafforzato grazie a una finestra supplementare per le adesioni che si aprirà dal 16 al 22 settembre. “A Piazza Scala stanno per arrivare i marziani”, è il commento della casa d’investimento Federated Hermes: “Sarà interessante vedere come i senesi saranno accolti sotto la Madonnina, da un establishment finanziario che li considera un po’ esterni a certi circoli”.

 

Gli analisti un po’ sdrammatizzano e un po’ si interrogano sugli effetti del ribaltone che si prepara nella roccaforte della finanza italiana soprattutto dopo che nel week end è tramontata l’ipotesi di una candidatura “forte” come quella di Mauro Micillo, tra i massimi dirigenti di Intesa Sanpaolo, come successore di Alberto Nagel, ai vertici da 18 anni ma praticamente nato e cresciuto professionalmente in Mediobanca (si vocifera che potrebbe diventare senior advisor di un fondo o di un realtà internazionale). Quest’ultimo, infatti, sarebbe pronto a fare un passo indietro già nel cda del 18 settembre che è stato fissato per esaminare il bilancio al 30 giugno e convocare l’assemblea per il 28 ottobre. Non c’è dubbio a questo punto che le dimissioni e la nomina di un nuovo consiglio d’amministrazione di Mediobanca saranno messi all’ordine del giorno del board. Mentre, però, la fine dell’era Nagel è ormai scontata, i giochi per decidere la futura guida di Piazzetta Cuccia sono in alto mare. Per adesso, l’unica certezza, come risulta al Foglio da fonti finanziarie, è che dal fronte dei grandi soci (Caltagirone e Delfin) non arriveranno nomi preferendo che sia il comitato nomine e il cda del Monte guidato da Lovaglio a impostare tutta la procedura (con eventuale ricerca di uno o più candidati anche attraverso un cacciatore di teste) secondo i rituali di mercato.

 

Solo alla fine di questo percorso, ci potrebbe essere un confronto con i grandi azionisti, governo compreso, per la scelta finale. I tempi però si annunciano molto stretti perché la lista con i nominativi per rinnovare il board di Mediobanca dovrà essere presentata entro i primi di ottobre per potere poi essere votata dai soci alla fine del mese. Insomma, ci sono poche settimane per arrivare a definire un nuovo assetto di governance e per ora anche le ipotesi circolate di Marco Morelli, già ad di Mps, e di Fabrizio Palermo (ad di Acea) non trovano alcuna conferma. La sensazione è che il quadro di prudenza non sia frutto di tatticismi tra le parti, ma reale. A Siena sanno bene che sul nome del manager che prenderà le redini di Mediobanca non si può sbagliare: il suo profilo e la sua strategia industriale dovranno subire anche il giudizio degli investitori istituzionali che non hanno aderito all’offerta di Mps. Mediobanca, infatti, resterà una società autonoma e quotata in Borsa con poco meno del 40 per cento circa nelle mani dei così detti investitori istituzionali. Solo un’adesione dei due terzi del capitale avrebbe garantito al Monte la possibilità di procedere a una fusione tra le due realtà e al delisting di Mediobanca, ma quest’obiettivo non è alla portata, a meno che non arrivino sorprese dalla finestra supplementare. Ragionando a bocce ferme, l’ampia percentuale di adesioni ottenuta finora assicura a Siena il controllo giuridico di Mediobanca, ma sarà l’attuazione del nuovo piano industriale a riflettersi sul valore delle azioni, già in discesa negli ultimi tempi.

 

Fonti vicino al dossier, spiegano che se il flottante, vale a dire la quantità di capitale di Mediobanca che resta sul mercato, sarà consistente, questo potrebbe pesare anche sui criteri di scelta del nuovo amministratore delegato. Quest’ultimo dovrà, infatti, dimostrarsi capace di bilanciare le aspettative che su questa operazione hanno i riposto i grandi soci, vale a dire un cambio di passo nella strategia di Mediobanca soprattutto per il suo ruolo preponderante nella gestione del gruppo Generali, con quelle dei soci di mercato, i fondi di investimento più propensi a guardare alla redditività. Inoltre, l’idea, politica, di dare vita a un terzo polo bancario in Italia, tanto cara al ministro Giancarlo Giorgetti, dovrà dimostrare di non essere in contrasto con la capacità di generare profitti contribuendo a rafforzare il bilancio consolidato del Monte in futuro. Il successore di Nagel ha grandi sfide davanti.

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