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Editoriali

Giorgetti chiuda la manovra d'estate e preservi la fiducia dei mercati

Redazione

Niente follie con il Bilancio. L'Italia si è conquistata una buona credibilità per la prudenza sui conti pubblici e il deficit potrebbe scendere sotto il 3 per cento già nel 2025

La manovra d’estate è un po’ come il calciomercato: sui giornali presidenti e allenatori fanno sognare i tifosi sotto l’ombrellone con fantastici obiettivi di mercato. A volte gli acquisti si realizzano, molto spesso i sogni svaniscono quando – al tavolo delle trattative – si fanno meglio i conti. Allo stesso modo, d’estate esponenti della maggioranza  snocciolano sui giornali la lista degli acquisti per la legge di Bilancio: blocco dell’adeguamento dell’età pensionabile, taglio dell’Irpef per il ceto medio, riduzione dell’Ires per le imprese, estensione della flat tax per gli autonomi, rottamazione delle cartelle esattoriali, aumento della spesa sanitaria... Nelle prossime settimane il compito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, prima di approvare il Documento programmatico di finanza pubblica, sarà ridimensionare le promesse da fantacalcio dei partiti che cercano il supporto della curva che, tradizionalmente, non bada molto ai vincoli di bilancio.

 

Il problema ulteriore è che i mercati finanziari, soprattutto quelli del debito pubblico, sono entrati in una fase di tensione e incertezza: il rendimento dei Treasury Usa a 30 anni è salito sopra il 5 per cento, a causa dei timori di aumento di debito e inflazione (leggi dazi); per ragioni analoghe, in Regno Unito la sterlina è caduta e il rendimento dei Gilt è al massimo dal 1998 (5,7 per cento); in Francia lo spread Oat-Bund sta per superare quello dei Btp italiani, a causa di una nuova crisi di governo per l’incapacità di ridurre un deficit al 5,5 per cento. L’Italia si è conquistata una buona credibilità sui mercati per la prudenza sui conti pubblici, che potrebbe far scendere il deficit sotto il 3 per cento già nel 2025, con un anno di anticipo rispetto alla tabella di marcia. Ma proprio a causa della tensione sulle obbligazioni di paesi storicamente solidi e con un debito più basso di quello italiano, per il governo si riducono i margini per mance e misure elettoralistiche. Il migliore acquisto che mister Giorgetti e la presidente Meloni possono fare in questo contesto è conservare la fiducia dei mercati.

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