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il ritratto

Avanza l'opzione Mauro Micillo per il futuro di Mediobanca

Giuseppe De Filippi

Il suo nome è già in cima alla lista da cui i nuovi azionisti di riferimento possono attingere. Pesa la sua esperienza di banchiere fortemente concentrato nei rapporti con le imprese e la sua conoscenza del tessuto produttivo italiano, ma anche il lavoro fatto nello sviluppo della gestione dei patrimoni

Ci vuole un profilo solido per andare a guidare Mediobanca, qualcuno che non sia più la scimmiottatura di Enrico Cuccia in chiave relazionale romana o in chiave pretenziosamente mercatista. Guardandosi intorno, c’è un nome che spicca e che è già in cima alla lista da cui i nuovi azionisti di riferimento dovranno attingere se, come ora sembra molto probabile, l’offerta di Mps dovesse respingere un’ampia adesione tra gli azionisti di Mediobanca. Si tratta di Mauro Micillo, che ora, insieme a Stefano Barrese, fa parte del duo di punta di Intesa Sanpaolo, dietro a Carlo Messina. Chi conosce bene la situazione in banca sa però che nel duo è Barrese a essere avanti, per così dire, di un’incollatura (ma un’incollatura non recuperabile) nelle preferenze di Messina, mentre, anche fuori dalla banca, tutti sanno benissimo che Messina è saldamente al comando con l’intenzione di svolgere altri mandati come ad. Insomma, si capisce che per un banchiere  apprezzato e stimato come Micillo è logico e naturale essere molto ricercato per i maggiori incarichi che si rendono disponibili.

 

               

 

E’ successo già con Unicredit, quando poi la scelta andò su Andrea Orcel, e con Mps, poi affidata a Luigi Lovaglio. Parliamo di un processo di selezione non pubblico e al quale, nella maggior parte delle volte, non partecipano attivamente i personaggi poi inseriti nelle liste finali. Per la nuova Mediobanca, le condizioni generali sembrano allinearsi perfettamente a favore di Micillo. Pesa la sua esperienza di banchiere fortemente concentrato nei rapporti con le imprese e la sua conoscenza del tessuto produttivo italiano. E, assieme a questa esperienza riconosciuta da tutti, conta anche il lavoro fatto per molti anni nello sviluppo della gestione dei patrimoni. La Mediobanca tradizionale e quella che più recentemente si è buttata sul ricco mercato delle gestioni patrimoniali vanno tenute insieme e l’esperienza di Micillo sembra la più opportuna. E’ arrivato ai vertici del mondo bancario scalandolo con le proprie forze.

Padre operaio, nasce nel 1970 a Desenzano, sul lago di Garda, e si laurea in Economia vicino a casa, all’Università di Brescia. Buoni risultati universitari e ulteriori studi di approfondimento sugli aspetti più innovativi dei mercati creditizi lo portano praticamente subito alla dirigenza. Venticinque anni fa, ancora in una fase iniziale della sua carriera, ha fatto anche un passaggio in zona Mediobanca, lavorando a Banca Esperia, nel cui capitale era presente anche Mediolanum. Poi un altro salto come giovane direttore centrale del gruppo Capitalia, cioè l’ultimo tentativo fatto per mantenere un radicamento romano a una grande banca. Esperienza di un certo rilievo che lo porta nel 2005 al primo incarico da ceo, ancora a Capitalia, nella società di gestione del risparmio del gruppo. Due anni dopo arriva alla Banca popolare di Vicenza, nelle funzioni centrali, e poi, surfando un po’ tra le varie fusioni e acquisizioni eccolo nel 2009 direttamente ai piani alti di Intesa, per accompagnare la galoppata che ne ha fatto il principale gruppo bancario in Italia.  

La riservatezza fa parte delle regole del mestiere e non stiamo qui a sottolinearla, ma la sua interpretazione di quello che per un banchiere è il primo comandamento non è dogmatica. La sua visione delle cose economiche e finanziarie è conosciuta anche grazie a interventi pubblici e commenti a uso giornalistico su temi che hanno a che fare con il mondo dell’impresa, forse anche per la formazione bresciana, per il lascito di un territorio in cui le banche sono cresciute a contatto con l’economia reale. Si notano pragmatismo e capacità di tenere i nervi saldi. Lo si è visto sia nel modo in cui il banchiere ha gestito la crisi Covid, sia, più recentemente, nelle considerazioni non drammatizzanti riguardo alla nuova e aggressiva politica commerciale americana. Micillo continua a frequentare le sue zone di origine. Ha una casa a Desenzano e come passione sportiva una barca a vela. Il conto delle uscite pubbliche su temi non bancari si ferma a zero. Con la sua scelta  i nuovi azionisti di Mediobanca troverebbero la persona più strutturata per reggere anche all’avvio della riorganizzazione della banca d’affari, sia per sostenere le bordate che arriveranno dalla parte esclusa del mondo bancario milanese, sia per trasformare abitudini e schemi di una banca abituata al ruolo di leader ma ormai immersa in uno scenario più competitivo. E comunque Micillo, da interista, sa bene che a Milano si può correre per grandi obiettivi ma non si può andare d’accordo con tutti.

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