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risiko ferragostano
Orcel punta sull'effetto sorpresa nell'assemblea di Mediobanca
Astenersi o votare contro la proposta di Nagel, ma anche una scelta opposta. Gli operatori finanziari si interrogano sulla posizione che assumerà l'ad di Unicredit il 21 agosto
Alla fine, è sempre lui il protagonista del risiko bancario: Andrea Orcel, l’ad di Unicredit, il banchiere che ha sfidato i governi italiano e tedesco per far nascere un campione del credito europeo ma che, per adesso, si è dovuto arrendere ai paletti messi da Palazzo Chigi al suo progetto di conquista del Banco popolare di Milano. Nelle conversazioni ferragostane tra operatori finanziari, che quest’anno non mollano neanche in ferie perché è qui e adesso che si decidono le sorti della scalata del Montepaschi a Mediobanca, si parla molto di quale posizione assumerà Orcel all’assemblea di Piazzetta Cuccia del 21 agosto. I soci sono stati convocati dall’ad Alberto Nagel per approvare una proposta alternativa alle nozze col Monte guidato da Luigi Lovaglio: l’acquisto di Banca Generali in cambio della cessione della partecipazione nel gruppo Generali.
Beninteso, il voto di Unicredit potrebbe non essere determinante sull’esito dell’assemblea se, come emerge da indiscrezioni di stampa, lo schieramento dei soci di Mediobanca (Caltagirone, Milleri, le Casse di previdenza, in primis) propenso a bocciare la proposta di Nagel è in deciso vantaggio su quello a favore (i fondi di investimento più quello che resta del patto di sindacato), ma di fatto la scelta del banchiere avrà un peso “politico” più generale nel contesto di un risiko molto agguerrito che finora lo ha visto soccombere di fronte alla “ragion di stato” opposta dall’esecutivo di Giorgia Meloni e che forse non aveva messo in conto. In più, nei casi in cui la platea dei soci (Mediobanca) è tanto frammentata e in movimento c’è sempre il rischio di andare alla conta finale dei voti e non si sa mai che le previsioni della vigilia possano essere disattese.
Insomma, come si muoverà Orcel è il vero tormentone a pochi giorni dal fatidico appuntamento. Unicredit si rifiuta di commentare, ma fonti finanziarie confermano al Foglio che la banca ha in portafoglio una quota in Mediobanca pari all’1,9 per cento (dunque, ogni indiscrezione sul fatto che tale quota potrebbe essere stata ceduta non corrisponde al vero) e che nessuna decisione in merito all’assemblea del 21 è stata ancora assunta dai vertici. Ma proprio nessuna. Vuol dire che Unicredit potrebbe decidere anche di non depositare le azioni nel termine del 18 agosto previsto dalla procedura per poi esercitare il diritto di voto, restando equidistante in una contesa molto accesa in cui l’astensione conta come voto contrario. Ora, che Orcel scelga una posizione neutrale in una battaglia finanziaria che ha come obiettivo finale il controllo di Generali, di cui Unicredit è azionista con il 5-6 per cento, si fa un po’ fatica a crederlo. Piuttosto, sembra che tenere tutti col fiato sospeso sia la sua strategia a dispetto di chi già conteggia il voto di Unicredit a supporto dello schieramento propenso a bocciare l’ops su Banca Generali sulla scia di quelle che erano le previsioni alla vigilia dell’assemblea di giugno poi rinviata.
Da allora la scena è cambiata: non c’è più l’offerta su Banco Bpm a suggerire al banchiere che sarebbe meglio non intralciare i piani del governo, che appoggia la scalata a Piazzetta Cuccia. Quella partita Unicredit l’ha persa nonostante i rilievi mossi dall’Unione europea che anche negli ultimi giorni sono stati respinti dall’Italia con la motivazione che banche e risparmio sono una questione di interesse nazionale. La scena è cambiata ma gli attori e gli interessi in gioco sono sempre gli stessi e questo potrebbe indurre Orcel a continuare a evitare contrasti con Roma nella prospettiva, per esempio, di fare una nuova mossa su Banco Bpm confidando in un ammorbidimento delle prescrizioni da parte dell’esecutivo dettato dall’opportunità di recepire alcune indicazioni della sentenza del Tar del Lazio e i rilievi di Bruxelles. Seguendo il filo di questo ragionamento opportunistico, Orcel potrebbe astenersi o votare contro la proposta di Nagel. Ma non si può escludere che faccia la scelta opposta visto che la strategia di compiacere il governo non ha dato finora risultati.
Il totale silenzio e la voluta mancanza di indicazioni anche di massima dice che Unicredit punta a giocare sull’effetto sorpresa o che la sua decisione dipende da riflessioni e trattative che sono ancora in corso. Si vedrà. Intanto, a tenere banco in questi giorni è l’acceso botta e risposta tra Nagel e Francesco Gaetano Caltagirone sul merito dell’Ops su Banca Generali e che fa capire quanta alta sia la tensione ora che il momento della verità è così vicino.