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la strategia

Come spiegare la mossa disperata di Nagel per rilanciare su Banca Generali

Mariarosaria Marchesano

L'unica partita rimasta aperta sul tavolo è quella di Mps-Mediobanca. Quest'ultima rilancia la proposta di Banca Generali, slittata per volontà di Nagel. Lo scenario del risiko è cambiato ma il tentativo dell'ad resta spericolato 

L’ultima spiaggia di Nagel. Anzi, l’ultimissima. Indicare la data del 21 agosto per una nuova assemblea degli azionisti di Mediobanca che valuti l’offerta pubblica di scambio su Banca Generali suona come il tentativo estremo dell’ad di Piazzetta Cuccia di contrastare la scalata di Montepaschi. Il clima del risiko bancario è sempre surriscaldato dopo la rinuncia di Unicredit a Banco Bpm tanto da spingere il ceo di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, che ha presentato nuovi risultati record del primo semestre 2025, a ribadire di volere stare “assolutamente” fuori dal “Far west”. In realtà, l’unica partita, per ora, rimasta aperta sul tavolo è proprio quella di Mps-Mediobanca. A Piazzetta Cuccia c’è volontà di resistere fino all’ultimo respiro. C’è da domandarsi che cosa sia cambiato nell’ultimo mese e mezzo per spingere Mediobanca a rilanciare la proposta di Banca Generali che sarebbe stata bocciata dall’assemblea del 16 giugno se Nagel all’ultimo secondo non l’avesse fatta slittare. Insomma, gli è già andata male una volta perché riprovarci una seconda con il rischio di essere ancora sconfitti? Nel ragionamento di Mediobanca, che ieri ha presentato al mercato risultati annuali in crescita nonostante la fuga di 1,5 miliardi di masse di ricchezza gestite a causa dell’incertezza, vi sono due elementi su cui provare a scommettere, anche se le probabilità che queste ipotesi si verifichino sono estremamente limitate, quasi inesistenti.

Il primo è che lo scenario del risiko potrebbe essere cambiato: l’esito dell’operazione Unicredit-Bpm ha lasciato, tra l’altro, una scia di polemiche e dubbi sul ruolo svolto dallo stato nelle partite bancarie. A giugno era stata proprio la previsione, supportata anche da fatti, che la banca guidata da Andrea Orcel avrebbe potuto votare con lo schieramento dei grandi soci o astenersi, a far capire a Nagel che sarebbe uscito sconfitto dall’assemblea su Banca Generali. Le sue intenzioni sono sempre le stesse o qualcosa è cambiato? Orcel ha una sua quota di azioni in Mediobanca, circa il 2 per cento in via diretta e almeno il 2-3 per cento per conto di terzi, ma comunque con diritti di voto, e avrà un peso nell’ipotizzata assemblea degli azionisti del 21 agosto. Questa sarà convocata se da Generali arriveranno segnali di apprezzamento sulla nuova mossa di Nagel, il che potrebbe succedere con l’annuncio dei risultati al mercato il 6 agosto. E qui veniamo al secondo elemento su cui probabilmente scommettono a Piazzetta Cuccia. Mediobanca ha annunciato che la proposta di acquisto di Banca Generali in cambio della cessione della partecipazione del 13 per cento detenuta nel gruppo Generali sarà resa più appetibile. Da che cosa? Dal rafforzamento degli accordi di distribuzione di polizze assicurative (cosa che avevano chiesto i grandi soci Caltagirone e Delfin) ma soprattutto eliminando il divieto di vendita per un anno della partecipazione stessa. In pratica, i vertici di Trieste saranno liberi da subito di disporre liberamente del pacchetto di azioni, il che potrebbe aprire una nuova fase di riassetto all’interno dell’azionariato del Leone. Tra i vertici di Mediobanca e quelli di Generali in questi giorni stanno avvenendo interlocuzioni sulla fattibilità di questo percorso, che va ad intrecciarsi con l’offerta di Mps su Mediobanca già in corso. Di fatto, i soci di Piazzetta Cuccia potrebbero trovarsi di fronte alla scelta se approvare l’ops su Banca Generali oppure aderire all’offerta di Mps. Il tentativo di Nagel è quasi spericolato. Ma la scommessa è questa. Appuntamento tra venti giorni.

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