
(foto di Mariia Shalabaieva su Unsplash)
l'altro fronte
Dopo i dazi, con le stablecoin Trump lancia una nuova sfida finanziaria all'Europa
Gli Stati Uniti approvano il Genius Act e puntano sulle stablecoin per rafforzare dollaro e debito. L’Europa resta cauta, ma senza risposta rischia di perdere sovranità nella finanza globale
Mentre l’Europa sta cercando di digerire l’accordo sui dazi al 15 per cento, un’altra importante sfida arriva dagli Stati Uniti e forse è anche più complicata da gestire rispetto a quella commerciale. Si tratta del Genius Act, il provvedimento che in questi giorni ha ottenuto il via libera dal Congresso spingendo il presidente Donald Trump a commentare tutto soddisfatto: “E’ geniale come me”. In effetti dal genio della lampada del sistema finanziario americano, il più strutturato e sofisticato del mondo, fuoriesce una nuova soluzione di pagamento digitale che si traduce in un’armatura a difesa del dollaro e del debito del paese. Questa soluzione è fondata sulle stablecoin, criptovalute che, a differenze dei bitcoin il cui valore è molto volatile, sono ancorate a un asset di riserva stabile: in questo caso il dollaro. Dunque, mentre i bitcoin sono utilizzati soprattutto come strumento di investimento, le stablecoin sono uno strumento di pagamento. Per ora rappresentano un mercato di 250 miliardi di dollari, ancora limitato rispetto alla grande mole di scambi globale, ma in costante crescita. E i primi benefici si sono già sentiti sia sul dollaro, che si sta svalutando rispetto all’euro ed altre valute, ma senza perdere forza come riserva globale, sia sul mercato dei titoli di stato statunitensi che fa registrare meno turbolenze rispetto a qualche mese fa. Le stablecoin, infatti, possono rappresentare una significativa nuova domanda di treasury.
Un’analisi di Algebris spiega che a dicembre 2024, Tether (una delle due maggiori società emittenti di stablecoin insieme a Circle) deteneva circa 113 miliardi di dollari di stato Usa, classificandosi tra i principali detentori a livello mondiale, davanti a molti paesi. Insomma, i nuovi compratori di debito americano sono operatori digitali che emettono criptovalute ancorate al biglietto verde nel rapporto di uno a uno. “In un contesto politico – osserva Algebris – ciò potrebbe aiutare a spiegare perché una futura amministrazione Trump potrebbe tollerare tassi d’interesse più alti o disavanzi maggiori se acquirenti legati al mondo cripto continueranno ad assorbire l’offerta di Treasury”.
Ecco perché si parla di svolta epocale. Al netto delle tante incognite che questo sistema può generare, compreso il rischio di una crisi finanziaria dagli effetti imprevedibili, al netto anche dei conflitti d’interesse rappresentati dal fatto che la famiglia Trump è proprietaria di alcune società emittenti di stablecoin, come intende rispondere l’Europa? Finora, a Bruxelles è prevalsa la cautela e l’indicazione di procedere sulla strada intrapresa dell’euro digitale mantenendo le distanze di sicurezza con il mondo delle criptovalute visto con diffidenza anche dalle autorità di vigilanza per motivi di stabilità finanziaria. Nei giorni scorsi, la vice direttrice della Banca d’Italia, Chiara Scotti, ha ribadito questa posizione spiegando come l’Eurosistema si stia impegnando a garantire un’evoluzione ordinata dei sistemi di pagamento.
Secondo alcuni osservatori, invece, quella stablecoin è una sfida che l’Europa dovrebbe assolutamente cogliere perché l’innovazione è l’unico modo per proteggersi ed essere competitivi nei confronti dei colossi americani, che tenderanno ad assumere sempre di più una posizione dominante. Il presidente di Société Generale ed ex membro del board della Bce, Lorenzo Bini Smaghi, ha sostenuto, anche sulle colonne di questo giornale, che la scarsa rappresentanza dell’euro nel mercato delle stablecoin potrebbe marginalizzare l’Europa nella finanza mondiale e ha suggerito che la Bce dovrebbe promuovere criptovalute ancorate all’euro allo scopo di rendere più moderno il sistema dei pagamenti e unificare il mercato dei capitali. Per Bini Smaghi, insomma, l’euro digitale non è un’alternativa alle stablecoin. “Se l’Europa non reagisce rapidamente, l’impatto sulla sua sovranità monetaria rischia di essere devastante”, ha detto. Intanto, uno studio del Parlamento europeo, pur ammettendo l’esistenza di rischi legati alle stablecoin, compreso quello di favorire le attività illegali, ammette che il governo americano e la Fed potrebbero attribuire alle stablecoin un ruolo sempre più importante rendendole un elemento fondamentale della politica bancaria e monetaria. “Ciò – conclude lo studio – potrebbe avere un impatto sulla definizione delle politiche finanziarie e monetarie della Bce”. La discussione è solo all’inizio, ma la sfida lanciata da Trump è già qui.