verso nuove intese commerciali

Perché Fitto spinge il governo a una svolta rapida sul Mercosur

Luciano Capone

"Sì all'accordo commerciale con il Sud America", la moral suasion del Commissario europeo sull'esecutivo. L'Europa può rispondere ai dazi di Trump non con i controdazi, ma aprendo i mercati europei

Nelle interlocuzioni informali e nelle discussioni con gli ex colleghi di governo, sulla politica commerciale Raffaele Fitto è molto più esplicito rispetto al suo solito linguaggio diplomatico. Bisogna spingere sui nuovi accordi commerciali, come quello con il Mercosur.

La sensazione del vicepresidente italiano della Commissione Europea è che nel negoziato con gli Stati Uniti l’Europa può provare a non rincorrere la politica dei dazi contro i dazi. E adesso che si va verso un accordo su una tariffa base del 15%, che è un passo indietro rispetto alla precedente proposta del 10% ma un passo avanti rispetto alla minaccia di Trump di un dazio del 30%, l’Europa e l’Italia hanno un’opportunità che somiglia a un dovere: aprire nuovi mercati per il proprio export.

Il pensiero dell’ex ministro per gli Affari europei, ripetuto in diversi incontri pubblici, è che è necessario “concludere l’accordo con il Mercosur, perché il Sud America è un continente strategico, ma ci sono anche altri negoziati importanti come quello con l’India”. Fitto sta cercando di spostare la posizione, per il momento incerta, del governo sul sì al trattato con il blocco sudamericano (Argentina-Brasile-Paraguay-Uruguay) per allontanare Roma da Parigi (la Francia di Macron guida la coalizione del no) e avvicinarla a Bruxelles (Von der Leyen ha chiuso l’accordo dopo 25 anni di negoziato).

In questa fase l’Italia è l’ago della bilancia: se si schierasse per il no farebbe scattare la minoranza di blocco, al contrario farebbe passare il trattato di libero scambio. La scelta non è semplice. Perché sebbene l’Italia sia il paese più avvantaggiato dall’accordo c’è la netta opposizione del settore agricolo che, sebbene sia più piccolo dell’industria conta molto per il governo. Ma Fitto è convinto che l’Italia non ha alternative all’accordo e che, comunque, si può intervenire su qualche aspetto per “garantire maggiore reciprocità” su alcuni ambiti che riguardano l’agricoltura. È probabile che la moral suasion di Fitto produca i suoi effetti, anche perché gli argomenti che porta avanti sono autoevidenti. L’accordo rimuove oltre il 90% dei dazi e apre interi settori, di un un mercato di quasi 300 milioni di abitanti, in cui l’Italia ha un forte vantaggio competitivo (ad esempio meccanica, chimica, automotive, farmaceutica, agroalimentare).

D’altronde qualcosa sembra muoversi in questa direzione. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è espresso a favore. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha parlato della necessità di chiudere l’accordo. E proprio ieri il Consiglio dei ministri, su spinta del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ha approvato il ddl “ColtivaItalia” che destina 1 miliardo di euro all’agricoltura, in una fase in cui il settore è in forte tensione con la Commissione per la Pac. Il governo, insomma, sta lavorando in Italia e in Europa alle misure compensative per far accettare il sì al Mercosur. Pochi giorni fa Fitto era nella posizione non semplice di difensore del nuovo bilancio Ue all’Assemblea della Coldiretti, molto critica con il piano Von der Leyen. Ma Fitto è convinto che, con il dialogo e il confronto, di poter avvicinare Roma a Bruxelles. E anche al Sud America.

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali