opportunità per l'Europa

Più Eurobond per un “euro globale”. Lagarde sulla linea Draghi-Panetta

Luciano Capone

“Più debito comune per rafforzare il mercato dei capitali e finanziare i beni pubblici europei”. Dopo la tedesca Schnabel, anche la presidente della Bce sposa la proposta italiana

Questa fase di enormi cambiamenti internazionali, a livello commerciale e valutario, sono un’opportunità per l’Europa: è un “global euro moment”, dice Christine Lagarde. “Stiamo assistendo a un profondo cambiamento nell’ordine globale: i mercati aperti e le regole multilaterali si stanno frammentando, e persino il ruolo dominante del dollaro statunitense, pietra angolare del sistema, non è più certo”, scrive la presidente della Bce, in un intervento sul Financial Times. E questa transizione, che può essere un regime change valutario rispetto al ruolo di riserva internazionale del dollaro, è un’enorme occasione che secondo Lagarde l’Europa deve sfruttare, anche attraverso l’emissione di debito comune.

Accrescere lo status globale dell’euro, scrive Lagarde, porterebbe benefici tangibili: minori costi di indebitamento, minore esposizione alle fluttuazioni valutarie e isolamento da sanzioni e misure coercitive. Ma per farlo, “l’Europa deve rafforzare tre pilastri fondamentali: credibilità geopolitica, resilienza economica e integrità giuridica e istituzionale”. Sul fronte della credibilità geopolitica, la presidente della Bce scrive che l’Unione sta affrontando un importante cambiamento con “la ricostruzione del suo hard power” (leggi spese militari), che dovrebbe rafforzare la fiducia nell’euro. Sul fronte economico, invece, che è uno dei punti di forza europei, sono tante le cose che servono: “Una forte crescita, per attrarre investimenti; mercati dei capitali profondi e liquidi, per supportare transazioni di grandi dimensioni; e un’ampia offerta di safe asset”.

Ma l’Unione europea continua ad avere una crescita molto bassa, mercati dei capitali ancora molto frammentati e una scarsa offerta di titoli privi di rischio (safe asset): i bond sovrani con rating minimo AA sono meno del 50 per cento del pil dell’Ue, a fronte di oltre il 100 per cento degli Stati Uniti. L’assenza di un titolo sicuro e molto liquido è quindi uno degli ostacoli, insieme a quelli normativi, all’integrazione del mercato dei capitali. Pertanto, dice Lagarde, l’Europa potrebbe risolvere i suoi problemi di sicurezza e crescita emettendo più Eurobond: “I settori strategici, come le tecnologie verdi e la difesa, dovrebbero essere sostenuti attraverso politiche coordinate a livello Ue. Il finanziamento congiunto di beni pubblici, come la difesa, potrebbe creare più safe asset”. Nei giorni scorsi, in un incontro a Bruxelles, un altro membro del board della Bce, la tedesca Isabel Schnabel, aveva detto che l’Europa ha “bisogno di una maggiore quantità di debito comune” per finanziare “i beni pubblici europei” (come la difesa).

La proposta è molto simile, per non dire identica, all’European productivity compact (Patto europeo per la produttività) lanciato a dicembre 2024 dal governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e ribadito recentemente nelle Considerazioni finali del Governatore: “Per eliminare alla radice la frammentazione del mercato dei capitali lungo linee nazionali è cruciale introdurre un titolo pubblico europeo, con un duplice obiettivo: finanziare la componente pubblica degli investimenti e fornire un riferimento comune, solido e credibile all’intero sistema finanziario”. Le spese da finanziare sono, appunto, gli investimenti necessari a rafforzare l’autonomia strategica europea: innovazione tecnologica (per aumentare la produttività), transizione energetica (per decarbonizzare la produzione), difesa (per aumentare la sicurezza).

La novità non sta, quindi, tanto nella proposta. Panetta, allora membro della Bce, già nell’agosto 2023 aveva indicato “l’assenza di un titolo sovrano privo di rischio emesso su base stabile dall’Ue” come un problema per l’unione dei mercati dei capitali. La stessa idea è stata messa al centro da Mario Draghi, nel suo Rapporto sulla competitività europea, per finanziare “beni pubblici europei” in ambiti come l’innovazione e la difesa. L’aspetto nuovo è, appunto, che le proposte provenienti dall’Italia sull’emissione di Eurobond, sempre viste con scetticismo in Germania e nei paesi del nord Europa, ora siano state fatte proprie dai vertici della Bce, anche dai cosiddetti “falchi” come Schnabel.

Sul tema del debito comune ci sono anche altre proposte, come quella dell’economista francese Olivier Blanchard, che prevede una sostituzione dei debiti nazionali pari al 25 per cento del pil europeo con Eurobond (in cambio gli stati dovrebbero mettere a garanzia un pezzo del gettito Iva per il pagamento degli interessi). È una proposta più ambiziosa ma politicamente indigeribile per paesi come la Germania, dato che prevede sia la mutualizzazione del debito esistente sia un pezzo di unione fiscale. Interpellato da Reuters, il vicepresidente della Bce, lo spagnolo Luis de Guindos, ha di fatto bocciato la proposta di Blanchard dicendo che “è interessante dal punto di vista accademico” ma da un punto di vista pratico ci sono “condizioni necessarie” che “non sono ancora state soddisfatte”. 

Non a caso, quando ha lanciato la sua proposta lo scorso dicembre, Panetta aveva specificato l’assenza di due elementi politicamente più problematici: “E’ importante essere chiari: questa proposta non implica la creazione di una fiscal union né richiede un ministro delle Finanze europeo o meccanismi di trasferimenti sistematici tra paesi”. Così la proposta è più accettabile, oggi a Francoforte e forse domani a Berlino. 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali