(foto d'archivio Ansa)

editoriali

I tabù delle imprese sull'immigrazione

Redazione

Salvini e non solo. Il coraggio che manca agli imprenditori su migranti e manodopera

Qualsiasi assemblea di industriali italiani si frequenti sul tema demografia-immigrazione l’opinione che viene espressa sia dal palco sia dalla platea è che nei prossimi anni andiamo incontro a un deficit di forza lavoro. E che questo differenziale negativo va coperto con massicci ingressi di manodopera proveniente dall’estero. Ancora l’altro ieri la Confindustria di Brescia, per iniziativa del presidente uscente Franco Gussalli Beretta, ha organizzato un convegno sul futuro del territorio sostenendo questa tesi. Aggiungendo poi che solo una risposta “aperta” e “reattiva” può impedire che la popolazione attiva crolli e che la produzione di ricchezza cali vistosamente. La risposta di cui si parla include ovviamente la programmazione di flussi migratori, la predisposizione di strumenti di accoglienza (casa) e l’organizzazione di una formazione che metta in sintonia la nuova manodopera con i cambiamenti dell’organizzazione del lavoro.

 

Fin qui tutto lineare ma il dibattito in campo economico è pericolosamente squilibrato rispetto a quanto e cosa, sulle stesse materie, si discute in campo politico. E questo proprio negli stessi territori dove in un futuro non troppo lontano le fabbriche rischiano di chiudere per mancanza di operai. C’è un’ambiguità di fondo che nessuno sembra avere il coraggio di rompere e quanto meno di svelare. Eppure il ceto degli industriali dei territori della regione dell’autostrada A4 è tra i principali stakeholder della maggioranza di centrodestra che governa il paese. Ai loro consensi elettorali i partiti della destra devono molto. Perché allora tanta timidezza nel porre all’attenzione della politica il nodo demografia-immigrazione? Il primo passo molto semplice da fare sarebbe quello di chiamare al confronto – senza fare sconti – innanzitutto la Lega ma anche Fratelli d’Italia e Forza Italia. Non osiamo credere che imprenditori che sanno solcare i sette mari della globalizzazione abbiano poi timore di trovarsi faccia a faccia con il re-immigratore Matteo Salvini.

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