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Editoriali
Altri dolori sul Mes, per l'Italia
L’Eurogruppo ci chiede ancora di ratificare il trattato: Giorgetti è a favore, mentre in Parlamento non c'è la maggioranza. Ma il veto posto dal nostro paese impedisce passi in avanti sull’Unione bancaria
Non deve essere stato un Eurogruppo piacevole per Giancarlo Giorgetti. Per l’ennesima volta i partner europei hanno chiesto all’Italia di ratificare il nuovo trattato del Mes, che istituisce il Backstop comune al Fondo di Risoluzione Unico. Si tratta di una rete finanziaria di salvaguardia in caso di crisi bancarie sistemiche: “E’ più importante che mai in questi tempi di volatilità”, ha scritto il Single Resolution Board nel rapporto presentato all’Eurogruppo. Un ulteriore richiamo è venuto dal presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, che al termine della riunione tra i ministri delle Finanze ha ammesso che si è parlato di “un aggiornamento sulla ratifica del trattato Mes rivisto in Italia, per rispettare gli impegni assunti da tutti i paesi”. L’Italia, infatti, è l’unico paese dell’Eurozona a non aver ratificato il trattato (dopo averlo firmato), impedendone così l’entrata in vigore. Anche la Bce, rappresentata all’Eurogruppo dall’italiano Piero Cipollone, ha ribadito che “tutti i paesi dovrebbero ratificare con urgenza la revisione del trattato Mes”.
Giorgetti, che personalmente è a favore, si è limitato a dichiararsi “non ottimista”, dato che in Parlamento non c’è la maggioranza. E’ una posizione sbagliata e pilatesca. Sbagliata perché il veto di fatto posto dall’Italia impedisce passi in avanti sull’Unione bancaria, che è nell’interesse nazionale italiano e di cui il backstop è un tassello essenziale. Pilatesca perché l’assenza di una maggioranza in Parlamento dipende dalla linea di FdI e Lega, i partiti rispettivamente della premier Giorgia Meloni e del ministro dell’Economia Giorgetti. A cui, in ogni caso, spetta la presentazione della legge di ratifica. A un certo punto, nell’età adulta, e soprattutto nei consessi internazionali, bisogna assumersi qualche responsabilità. O Meloni e Giorgetti dicono chiaramente ai partner europei di voler mettere un veto sulla riforma del Mes, faticosamente raggiunta dopo anni di negoziato, oppure presentano la legge di ratifica e poi sarà il Parlamento a votare a favore o contro la proposta del governo.