Alberto Nagel (Ansa)

il confronto

Sportellate da sballo tra Novaglio e Nagel sul futuro di Mediobanca

Botta e risposta a distanza tra i vertici di due colossi del credito. Da un lato la linea prudente, ispirata alla continuità e alla selettività delle alleanze. Dall’altro l’ambizione di creare un gigante integrato capace di spaziare dal retail all’investment banking

Il botta e risposta a distanza tra l’amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, e quello di Mps, Luigi Lovaglio, che hanno presentato i risultati di bilancio ieri mattina praticamente in contemporanea, è destinato a restare negli annali della finanza italiana. Chicche come Nagel che spiega che “la migliore operazione per Mps sarebbe una combinazione “con un’altra banca commerciale”, e non certo con Piazzetta Cuccia, e Lovaglio che ringrazia ironicamente l’ad di Mediobanca per il suggerimento replicando “noi siamo svelti, siamo all’erta e vogliamo portare avanti un’operazione trasformativa che prevede visione, competenza e velocità di esecuzione”, sono irripetibili. I due hanno lavorato fianco a fianco a fine 2022 per mandare in porto l’aumento di capitale quando Siena era sull’orlo del crac. Circostanza che Nagel ha velatamente evocato sottolineando di avere “una certa esperienza di fusioni e acquisizioni”. Lovaglio, consapevole della storica presunzione di superiorità di via Filodrammatici, ha affermato, non si sa se un minuto prima o dopo la frase di Nagel, ma sembrava davvero che i due si stessero ascoltando a distanza, che Mediobanca “si è svegliata” solo dopo l’offerta di Mps a gennaio. Checché si dica dell’intervento del governo nelle partite in corso, Nagel e Lovaglio se le sono cantate da protagonisti di due operazioni, quella di Mps su Mediobanca e di Mediobanca su Banca Generali, sulle quali alla fine sarà davvero il mercato ad avere l’ultima parola. Non a caso, la necessità di lanciare un messaggio convincente per gli investitori era evidente da entrambe le parti. Nagel, che ancora non ha voluto commentare l’incontro avuto a Palazzo Chigi con il capo di Gabinetto, Gaetano Caputi, ha ribadito che illustrerà l’ops su Banca Generali a tutti gli stakeholder coinvolti, compresi i grandi azionisti Francesco Gaetano Caltagirone e Francesco Milleri, proponendola come alternativa alla prospettiva di un’integrazione con Siena, che, a suo avviso è troppo rischiosa e non genera valore.

L’idea di Nagel è che le aggregazioni bancarie debbano avvenire tra realtà con culture “affini”. Poi il messaggio di pacificazione a tutto campo che si aggancia all’input di Milleri di qualche giorno fa: “Tutti vincitori e nessun vinto”. L’idea di Lovaglio, invece, è “creare il primo istituto finanziario italiano” intendendo la prima realtà italiana integrata tra business commerciale e quello delle gestioni patrimoniali, credito al consumo e investment banking in cui Mediobanca è specializzata. Dal punto di vista di Lovaglio, la mossa di Mediobanca su Banca Generali non andrebbe intesa come un’alternativa dai soci di Piazzetta Cuccia ma come in linea con il disegno di aggregazione con Mps che sarebbe “più vantaggioso”. Insomma, Lovaglio ritiene, anche alla luce della solidità patrimoniale raggiunta, di poter fare un solo boccone di Mediobanca con annessa Banca Generali, pur considerando che la capitalizzazione di mercato di queste due realtà sarebbe il triplo di quella del Monte. E ieri sera lo “sconto” per i soci di Mediobanca, in termini di corrispettivo di azioni Mps offerte, era salito al 13 per cento.

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