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La proposta
Cosa prevede il ddl Salari proposto dalla Lega (che non piace tanto a Fdi)
Dai contributi zero per tre anni per le imprese che assumono under 30 alla flat tax al 5 per cento per cinque anni per i nuovi assunti con reddito fino a 40mila euro. I punti principali della proposta anticipata dai leghisti Freni e Durigon
Contributi zero per le imprese che assumono under 30 e flat tax al 5 per cento per cinque anni per i nuovi assunti. Queste sono alcune delle misure contenute nel ddl Salari che la Lega intende presentare in Parlamento entro maggio, come ampiamente annunciato. “Un intervento a sostegno dei salari è necessario e urgente. La Lega è pronta a depositare in Parlamento un disegno di legge per tutelare e rafforzare il potere d'acquisto dei redditi più bassi", ha infatti anticipato il sottosegretario all'Economia Federico Freni in un'intervista all'Adnkronos.
Il disegno di legge si rivolge principalmente agli under 30: secondo il disegno in cantiere, i neo assunti con redditi fino a 40 mila euro beneficeranno di una flat tax al 5 per cento per cinque anni, mentre per i datori di lavoro sarà garantito un esonero totale dei contributi previdenziali per tre anni. “Meno tasse per tutti, anche sul lavoro”, ha riassunto Freni.
La proposta contiene inoltre un meccanismo per legare i salari all’inflazione. Ma non dovrebbe trattarsi di una scala mobile, cioè quella rivalutazione automatica delle retribuzioni dei lavoratori dipendenti (abolita definitivamente nel 1992). La misura, piuttosto, prevede che i lavoratori possano godere in anticipo dell'aumento che solitamente è agganciato al rinnovo dei contratti. Consisterebbe dunque nel riconoscimento annuale di “un aumento dei salari contrattuali fino al massimo del 2 per cento con un’inflazione del 3 per cento e oltre, e proporzionati quando questa è più bassa”, ha spiegato Claudio Durigon, sottosegretario della Lega al ministero del Lavoro, intervistato dal Corriere. La compensazione dell’inflazione sarebbe parziale, ma “gli aumenti scatterebbero subito, e se ne terrebbe conto nella parte economica del successivo rinnovo contrattuale”. Come ricordato da Freni, inoltre, agganciare l'aumento dei salari al costo della vita è una previsione già inserita in alcuni contratti collettivi nazionali, come quello dei metalmeccanici: “Il nostro obiettivo è estendere questa best practice”.
Si pensa anche a differenziazioni in base all'area territoriale. Nelle zone in cui l'inflazione è più alta la defiscalizzazione sarebbe “maggiore del welfare e dei fringe benefit aziendali”, ha detto Durigon, aggiungendo che gli incrementi retributivi incassati nel primo anno saranno detassati del 50 per cento rispetto a ora. Nell'anticipare la proposta, però, entrambi i leghisti non menzionano la copertura economica necessaria a mettere in atto le misure: “I costi li stiamo valutando. Troveremo soluzioni compatibili”, ha assicurato Durigon.
Il ddl leghista ha suscitato reazioni piuttosto tiepide in Fratelli d'Italia. “Tutte le proposte di legge hanno un senso e vanno valutate certamente dalla commissione ma anche e soprattutto dal ministero dell'Economia e delle Finanze visto che in questo caso c'è un tema di coperture da trovare", ha detto Walter Rizzetto, presidente della Commissione Lavoro della Camera ed esponente di Fdi, in un'intervista ad Affaritaliani.it. “Non vorrei però che si arrivasse a una sorta di ingorgo – ha proseguito – perché ricordiamoci che c'è la delega salari che è già stata votata dalla Camera nel dicembre 2023 e che sta per terminare il suo iter al Senato", a cui si aggiunge anche un emendamento presentato dallo stesso Rizzetto in risposta alle proposte di salario minimo. “Ciò che invece certamente non mi trova particolarmente d'accordo è quando si parla di eventuali differenze territoriali”, ha aggiunto il deputato meloniano, augurandosi “che non si voglia tornare al concetto di gabbie salariali, superato da tempo ormai".
Quello del Carroccio non è il primo intervento a favore dell'occupazione giovanile. Il mese scorso sono stati adottati dal ministro del Lavoro e da quello dell’Economia, i decreti attuativi relativi al bonus giovani e al bonus donne (finanziate entrambi dal Programma giovani, donne, lavoro 2021-2027). La prima misura, introdotta con un dl nel 2024, consiste in un esonero del 100 per cento dei contributi previdenziali (per massimo 24 mesi) a favore dei datori di lavoro che assumono (tra il 1° settembre 2024 e il 31 dicembre 2025) lavoratori under 35, mai occupati prima a tempo indeterminato. Il dl non prevede invece trattamenti agevolati per i rapporti di lavoro domestico e i rapporti di apprendistato. L’esonero ha un tetto mensile di 500 euro per ciascun lavoratore, con un’autorizzazione di spesa di 474,6 mln di euro per il 2025. La misura è inoltre compatibile con la deduzione del 120 per cento per le nuove assunzioni prevista dal d.lgs. n. 216/2023, e prorogata fino al 2027 dall'ultima legge di bilancio.