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editoriali
La retromarcia di Ursula sulle auto
Il ritiro delle multe alle case automobilistiche è un segnale di buonsenso che prevale sul green. La Commissione ha agito con trasparenza e ha usato un po' di intelligenza politica: un passaggio di crescita di grande rilievo
La spinta politica molto forte arrivata dal Ppe ha convinto Ursula von der Leyen dell’opportunità di rendere sostanzialmente inoffensive le (assurde) multe che avrebbero colpito nel 2025 i produttori di automobili non in grado di rispettare le norme europee per la transizione all’elettrico. È una ritirata della politica industriale (mischiata con quella ambientale) fatta a capocchia e con strumenti coercitivi, mentre si apre una finestra per scelte più adatte a dare un indirizzo alle grandi industrie, con i loro tempi di investimento, ricerca e produzione, e ai consumatori, cui servono orizzonti temporali stabili almeno per quella che è la vita media di un’automobile. Ha parlato molto di pragmatismo von der Leyen, con un segnale anche lessicale alla sua maggioranza mobile e ora spostata verso il centro con l’osservazione interessata e favorevole dei conservatori estranei alle destre estreme, italiani in testa (e governo italiano pronto a lodare le scelte della commissione). E von der Leyen ha citato il principio essenziale per non fare danni nelle scelte pubbliche a proposito di regolazione dei prodotti industriali destinati a grandi mercati di consumo e cioè quello della neutralità tecnologica, che prevede di trattare da adulti sia i produttori sia i consumatori, e che, nell’automobile, si tradurrà in una valutazione seria e rigorosa, e non a priori, delle possibilità di sviluppo delle motorizzazioni ibride, senza condannarle all’estinzione con un tratto di legge. La Commissione ha agito con trasparenza, mettendosi al riparo dalle accuse di aver ceduto a pressioni lobbistiche (ma qualcuno proverà certamente a intorbidire le acque) e ha usato un po’ di intelligenza politica, che potremmo definire italiana, per trattare una multa, una sanzione, non come un dogma ma come l’oggetto di possibile revisione politica. Ha ascoltato aziende e consumatori, dando a sé stessa un maggiore profilo istituzionale democratico, cioè proprio ciò della cui mancanza è spesso accusata. E’ un passaggio di crescita di grande rilievo per la politica europea.