Fabio Panetta - foto Ansa

Esordi

"Il debito rende l'Italia vulnerabile".  La prima uscita di Fabio Panetta

Mariarosaria Marchesano

Nel suo intervento pubblico d'esordio al convegno dell’Iccrea sul credito cooperativo, il nuovo governatore della Banca d'Italia ha detto che "il peso del debito opprime l’economia italiana da troppi anni. Dobbiamo liberarcene agendo sia sul fronte della finanza pubblica sia su quello della crescita"

“In Italia va soprattutto ridotto il debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito elevato sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo; accresce il costo dei finanziamenti per le imprese private riducendone la competitività e l’incentivo a investire; rende la nostra economia e in ultima istanza l’intero paese vulnerabili ai movimenti erratici dei mercati finanziari”. Esordisce così, mettendo il dito nella piaga, Fabio Panetta al suo primo intervento pubblico da governatore della Banca d’Italia tenuto al convegno dell’Iccrea sul credito cooperativo. Il suo è un appello che arriva in un momento particolarmente delicato per il governo, la cui politica fiscale continua a destare preoccupazioni per la sostenibilità del debito pubblico, come ha rilevato anche l’Ocse rivedendo al ribasso le stime di crescita per il 2023 e il 2024.

Il peso del debito – dice Panetta – opprime l’economia italiana da troppi anni. Dobbiamo liberarcene evitando gli errori del passato, agendo sia sul fronte della finanza pubblica sia su quello della crescita. Si tratta di un compito non facile, da affrontare tenendo presente l’esigenza di proseguire l’impegno per il rilancio del Mezzogiorno”. Panetta sottolinea che l’economia del paese soffre da oltre due decenni della stagnazione della produttività del lavoro, a fronte di un aumento annuo dell’1 per cento che si registra nell’Eurozona. Un andamento spiegato soprattutto dalla deludente dinamica della produttività totale dei fattori – cioè tecnologia, organizzazione del lavoro, innovazione e capacità di espansione delle imprese. “In assenza di correzioni, questi andamenti continueranno a condizionare lo sviluppo anche negli anni a venire”. Insomma, il rilancio dell’economia italiana, secondo il governatore, passa per un sentiero che va dagli investimenti alla produttività. Considerando, inoltre, le prospettive demografiche, “l’occupazione potrà dare un contributo tutt’al più nullo, anche negli scenari più favorevoli” (questo perché, come rileva l’Istat, la popolazione in età da lavoro si ridurrà del 16 per cento nei prossimi vent’anni). “La crescita, quindi, dipenderà dalla capacità di aumentare il prodotto per unità di lavoro”. 

Panetta fa un’analisi più ampia sulla “disinflazione” dell’area euro, tra l’altro proprio in una giornata  che mostra la frenata dell’inflazione nel mese di novembre: 0,8 per cento in Italia, ai minimi da marzo 2021, e 2,4 per cento nella zona euro. Quando era nel board della Bce, Panetta ha combattuto da “colomba” contro i “falchi” quando gli interventi di politica monetaria gli sembravano troppo restrittivi. Oggi si è preso la soddisfazione di dire che il calo della corsa dei prezzi “è una buona notizia”, osservando che “l’attuale livello dei tassi è sufficiente per arrivare al livello dell’inflazione del 2 per cento”. Per Panetta “le condizioni monetarie dovranno rimanere restrittive per il tempo necessario a consolidare la disinflazione”. Ma aggiunge anche che “la durata di questa fase dipenderà dall’evoluzione delle variabili macroeconomiche. Potrebbe essere più breve qualora la persistente debolezza dell’attività produttiva accelerasse il calo dell’inflazione”

Stando ai dati di novembre, con un calo dei prezzi superiore alle attese, il momento indicato in questa previsione sembra prossimo. Non è un caso, che la sua relazione sia intitolata “Disinflazione dell’area euro e opportunità per l’economia italiana”, quasi a tirare le fila della stretta monetaria e degli effetti che potrebbero andare  oltre gli auspici, almeno per un paese indebitato come l’Italia per il quale la decrescita per effetto di tassi  troppo alti può essere fatale. “Occorre evitare inutili danni per l’attività economica e rischi per la stabilità finanziaria, che finirebbero oltretutto per mettere a rischio la stessa stabilità dei prezzi. A tale riguardo, la trasmissione degli impulsi monetari alle condizioni di finanziamento si sta rivelando più forte di quanto era stato previsto”. Per questo, secondo Panetta, bisogna procedere con cautela nella “normalizzazione del bilancio dell’Eurozona”. Un messaggio, questo, diretto a Francoforte.