l'intervista

Come cambiano i trasporti dopo il patto Aponte-Italo. Parla Montezemolo

Giuseppe De Filippi

Msc acquisisce il 50 per cento dell'impresa ferroviaria: "Nasce il maggiore gruppo in Europa in termini di integrazione tra mezzi di trasporto", ci dice il fondatore e presidente operativo dell'azienda

“Parlo sia da fondatore sia da presidente operativo dell’azienda”, è la premessa di Luca Cordero di Montezemolo per i primi commenti sull’operazione con cui Msc acquisisce una quota di circa il 50 per cento di Italo, ceduta dal fondo americano specialista in infrastrutture Gip. “La cosa importante è che con questo accordo si crea il maggiore gruppo in Europa in termini di integrazione tra mezzi di trasporto, una strategia che noi avevamo già cominciato ad applicare. Prima con lo stesso Italo e poi con l’acquisizione di Itabus, una forma molto flessibile di quella che tecnicamente si chiama intermodalità e che funziona molto bene anche per i passeggeri, consentendo di raggiungere mete non servite in modo efficiente dal treno ma integrando ferro e gomma. Nell’estate appena trascorsa questa modalità è andata benissimo su tratte che danno una grande elasticità alla nostra offerta, per capirci trasferimenti come Bari-Gallipoli o Napoli-Pompei”. E adesso arrivano anche le navi di Msc, “sì, e il primato europeo nell’integrazione dei vari modi di trasporto diventa ancora più netto, mentre aumentano le possibilità di crescita e di sviluppo dell’azienda, tenendo anche conto delle sinergie con il settore del trasporto da crociera, in cui Msc è presente con assoluta leadership”.

 

C’è una linea di continuità in Italo, che ha retto e regge anche di fronte a una serie di cambiamenti nella compagine societaria. Lo diciamo per capire meglio la premessa di Montezemolo, la sottolineatura del ruolo di fondatore e di presidente operativo. “Restano in azienda – ci dice – soci del primo giorno, come Isabella Seragnoli e Alberto Bombassei, oltre a me stesso, e anche Allianz, che era socia di Gip, e resta nella nuova compagine. Questo vuol dire, e rappresentare con scelte imprenditoriali, che c’è fiducia nella possibilità di creare un gruppo in grado di sostenere davvero la mobilità business e il turismo in Italia, con la forza dei servizi e delle infrastrutture. Ribadisco l’importanza dell’integrazione tra, ormai possiamo citarli entrambi, i trasporti su ferro e quelli via mare e i bus e il trasporto su gomma. Noi già applichiamo questo schema. Ora colleghiamo 59 stazioni di 51 città, con 118 viaggi giornalieri e 25 milioni di passeggeri all’anno, abbiamo 51 treni e 100 bus Man e abbiamo investito in molte tratte ferroviarie precedentemente trascurate, in Calabria, in Puglia, nel Nordest. Il nostro netwrok si è fortemente espanso, partendo dall’esperienza di storica di primo treno privato in Europa. Nuovi investimenti sono previsti, anche legati al Pnrr, per aumentare il numero dei nostri mezzi del 20 per cento”.

 

Msc era, ed è, anche in ballo per prendere Ita e quindi integrarsi anche con il trasporto aereo passeggeri. Che valore ha l’apporto di un gruppo così strutturato nel mercato italiano e mondiale dei trasporti? “Msc è un grande gruppo internazionale, tra l’altro con un leader che io stimo moltissimo da molti anni, come Gianluigi Aponte, un imprenditore eccezionale. E questo è un punto di grande rilievo, anche perché resta l’italianità di fondo di questa azienda”.

  

Non solo per l’attenzione speciale che si dà ora a questi temi, ma anche per la prospettiva futura di questa operazione hanno importanza le credenziali in termini di sostenibilità e capacità di inclusione. “Abbiamo 1450 dipendenti, età media 33 anni, se aggiungiamo le società che lavorano in partnership con noi arriviamo a 4000 lavoratori e lavoratrici, con molta innovazione nel welfare, che arrivano fino ai corsi di autodifesa femminile o di pronto soccorso. In Italo il 50 per cento del personale è composto da donne, impiegate soprattutto in incarichi tradizionalmente affidati a uomini. Partendo da zero abbiamo dovuto fare molta formazione e continuiamo a farne. I nostri treni sono gli unici ad avere i filtri per l’aria come quelli installati sugli aerei (abbiamo avuto il massimo riconoscimento internazionale per questa ragione), si chiamano filtri Hepa, e garantiscono che tutta l’aria di un vagone venga continuamente filtrata e setacciata cancellando le impurità e i rischi di trasmissione dei contagi, tema ovviamente importante ora che si torna a temere un aumento della circolazione del Covid, ma che ha rilievo anche per qualunque altro rischio legato all’aerazione degli spazi chiusi e in generale per la tutela della salute in viaggio”.