Si chiamava György Schwartz, nato il 12 agosto 1930 a Budapest, allievo di Karl Popper alla London School of Economics e paladino della società aperta; poi è diventato George Soros. Il cognome acquisito è parola palindroma che in ungherese significa “successore” e in esperanto “salirà”, scritta per la prima volta su documenti falsi fabbricati nel 1944 per sfuggire ai nazisti. George è la traduzione inglese del suo nome, adottata a Londra dove si rifugiò nel 1947 per non finire sotto il tallone comunista. Il giovane ebreo, profugo errante, è salito davvero in alto, ha costruito un impero privato, politico e finanziario, grazie a un singolare impasto di pensiero, militanza, fiuto e pelo sullo stomaco e non ha mai voluto cederne lo scettro. Finché a 92 anni non è potuto più sfuggire al primo destino del suo pseudonimo, e ha passato il testimone a quello tra i propri figli che meno sembra essersi occupato degli affari di famiglia (anche se tutti sono convinti che sarà il vecchio fondatore a dire, finché avrà fiato, l’ultima parola).
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