Matteo Salvini durante una conferenza di Confimi Industria (Ansa) 

EDITORIALI

Flop pace fiscale. Avvisare Salvini (che cerca coperture per la flat tax)

Redazione

La rottamazione delle cartelle esattoriali ha portato a galla 18 miliardi di euro in sei anni. Meno della metà di quanto servirebbe al leader della Lega ogni anno per avverare il suo sogno fiscale di una tassa piatta al 15 per cento 

Con le elezioni all’orizzonte, tornano i giochi di prestigio sul fisco. Nel centrodestra è iniziata una gara al ribasso sull’aliquota della flat tax, tra Berlusconi che la propone al 23 per cento e Salvini che controbatte con il 15. Ma chi paga? Proposte simili costerebbero al bilancio pubblico fino a 40 miliardi di euro all’anno. Tra le idee che circolano c’è quella di pagare una parte della tassa piatta con l’ennesima rottamazione delle cartelle esattoriali. Per Matteo Salvini “quelle cartelle vanno rottamate in modo che il cittadino torni libero” perché “stanno arrivando milioni di cartelle esattoriali dell’Agenzia delle entrate che gettano nella disperazione milioni di uomini e donne di questo paese”. Avanti dunque con una nuova rottamazione, la sesta dal 2016 a oggi.

 

Ma l’Osservatorio sui conti pubblici italiani di Carlo Cottarelli ha dimostrato con i numeri che le sanatorie a favore di chi non ha pagato il fisco non nascondono tesori per le casse pubbliche. In totale sono stati raccolti 18 miliardi di euro in sei anni. Meno della metà di quanto servirebbe a Salvini ogni anno per avverare il suo sogno fiscale. Per ogni rottamazione, l’incasso si è rivelato meno della metà di quanto promesso dai debitori che avevano aderito all’opzione e meno di un terzo delle somme riscuotibili. Tanto che per ben due volte è stato concesso di aderire anche a chi non aveva rispettato le scadenze delle precedenti sanatorie, una contraddizione in termini. E così, sanatoria dopo sanatoria, l’Agenzia delle entrate dal 2000 a oggi ha accumulato oltre 1.100 miliardi di euro di crediti non riscossi verso i contribuenti. Un tesoro luccicante che affascina i politici alla spasmodica ricerca di copertura per le proprie promesse elettorali. Ma che, come ha sottolineato più e più volte il direttore dell’Agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini, in realtà nasconde meno di 100 miliardi di euro di crediti realmente recuperabili, con grande fatica. Ecco perché la flat tax di Salvini rimarrà ancora una volta nei suoi sogni.