Renzo Vespignani, "Periferia con gasometro", 1946, Olio su tela, Roma, Museo della Scuola Romana - Ansa/Ufficio stampa 

editoriali

Modello East End. Perché non fare delle periferie luoghi attrattivi

Redazione

Idea: guardare al quartiere londinese per rinnovare anche le periferie romane

Il 29 aprile 2021 Eataly ha aperto lo store di Londra, il più grande d’Europa, a Liverpool Street, Broadgate, maggiore isola pedonale della capitale. Una sfida allora, visto che dei 2 mila metri quadri su due piani, con 5 mila prodotti ed enoteca da 2 mila vini, si potevano utilizzare solo gli spazi aperti. Ma la posizione si è rivelata azzeccata: Broadgate è dietro alla City e a Shoreditch, il quartiere più modaiolo per tutte le età e le classi. Sempre a Shoreditch ha tra l’altro aperto il quartier generale Amazon, comprese le aree di ricerca, sviluppo e ricreazione.

 

Si tratta della rivincita dell’East End, un tempo la zona più discutibile della metropoli. C’erano i dock e la stessa City non era indice di modernità ma di imbarazzo per aristocratici e borghesi. Gli introiti erano bene accetti, ma non segnalavano cambiamenti. Così come i giornali di Fleet Street o il distretto giudiziario. Tutti ambivano al West End, da Westminster in là, edifici vittoriani, musei, parchi, la Bbc. Il lancio dell’East End fu voluto dal governo Blair e dai sindaci laburisti, anche tra speculazioni, e ha permesso uno spettacolare rinnovamento dello skyline, nella moda, nel valore delle case e nella qualità di vita.

 

A Roma si discute molto di “ricucire le periferie con il centro della città”, o di “città dei 15 minuti”, slogan che Roberto Gualtieri ha adottato nella sua campagna, mutuandolo da Parigi. Che però ha una metropolitana che in effetti in un quarto d’ora ti porta quasi dove vuoi. L’idea di trasportare la periferia a Trinità dei Monti e al Colosseo è tipico della concezione un po’ marxista che da decenni muove la sinistra romana. Ma la riqualificazione, cui mise mano Luigi Petroselli e poi finì lì, è ben altro. Perché non guardare all’East End londinese, o alla Parigi di Belleville e Batignolles, alla New York di Hell’s Kitchen, facendo delle periferie luoghi attrattivi, anche fiscalmente, per le imprese e per la moda? Qualcosa è nato tra Ostiense e Pigneto, però tra incerta archeologia industriale, sopraelevate da abbattere, zero grattacieli.

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