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Ottimismi. Così i mercati scommettono sulla fine della pandemia 

Mariarosaria Marchesano

Ormai gli investitori sono spaventati più che altro dal ritorno alla normalità perché le autorità monetarie normalizzeranno la propria politica e questo vuol dire tassi più alti e minori aiuti monetari e fiscali

Quando di una pandemia si intravede il picco gli investitori sono i primi a muoversi. Anticipare i futuri trend di consumo vuol dire possibilità di guadagno e seppure questo implica un rischio perché il virus è ancora in circolazione si scommette sulla sua sconfitta. Il Covid-19 con le sue varianti ha insegnato che dietro un picco ce ne può essere un altro e un altro ancora, ma gli investitori stanno scommettendo lo stesso sulla fine della pandemia. E non da adesso, cioè da quando ci sono segnali che la curva dei contagi sta rallentando, come ha detto il capo del comitato tecnico scientifico Franco Locatelli spiegando che la tendenza in Italia è in linea con quella del Regno Unito. Ma da un mese e mezzo. “Se osserviamo il grafico che mette a confronto l’andamento del prezzo del petrolio con gli indici azionari euro di auto e viaggi-intrattenimento, settori che più di altri rivelano lo stato d’animo degli investitori nei periodi di crisi, si vede che a partire dalla fine di novembre c’è stata una crescita interrotta solo dalla paura per la variante Omicron nella prima metà di dicembre, ma da Natale in poi le tre curve si sono mosse sempre verso l’alto quasi all’unisono”, dice al Foglio Antonio Cesarano, chief global strategist di Intermonte Sim. Se poi si incrocia l’andamento dei titoli del settore farmaceutico con quello del turismo e dei viaggi si nota una divaricazione che si accentua nell’ultimo mese quando la consapevolezza della bassa letalità di Omicron sui vaccinati è diventata più forte. In particolare, il prezzo delle azioni di Pfizer è passato da 61 dollari di metà dicembre ai 53,8 di ieri (-11 per cento) e questo nonostante la Food and Drug Administration abbia autorizzato il Plaxlovid, il nuovo trattamento orale contro il Covid-19 sviluppato dalla società farmaceutica con una prospettiva che va oltre i vaccini.

 

Un calo in borsa anche più accentuato è avvenuto per le azioni di Moderna: valevano 280 euro un mese fa, valgono 195 dollari oggi (-30 per cento). Per contro, da inizio anno l’indice globale Etf che raggruppa le compagnie aeree ha guadagnato il 6 per cento mentre i maggiori gruppi crocieristici quotati al mondo, Royal Caribbean, Carnival e Norwegian, hanno guadagnato in media il 12 per cento grazie alla ripresa delle prenotazioni. “Da quando si è compresa la portata di Omicron, i mercati finanziari hanno cominciato a credere nell’inizio di una fase di endemizzazione che contribuisce ad aumentare lo stimolo per alcune banche centrale ad alzare i tassi e penalizza i titoli del settore tecnologico – prosegue Cesarano – C’è aria di riapertura totale e di ritorno in presenza, questo vuol dire meno smart working e minor uso di piattaforme e programmi di connessione da remoto”. Del resto, come ricorda Alberto Artoni, gestore di AcomeA sgr, per tutto il tempo della pandemia gli investitori finanziari hanno suddiviso le società in due grandi tipologie: i titoli “stay home” e i titoli “reopening”. Nei momenti di pessimismo puntavano tutto sui primi (digitale, immobili, cibo e bevande e così via) e nei momenti di ottimismo compravano i secondi (viaggi, ristorazione, lusso) “Adesso è il momento del reopening”, dice Artoni che è specializzato nel mercato degli Stati Uniti. “Per la verità è da più di un anno che gli investitori non sembrano preoccuparsi più di tanto del coronavirus e il motivo è che i mercati sono stati inondati di liquidità dalle banche centrali dopo i crolli di marzo 2020 quando si rese necessario il lockdown. “Al momento il timore più grande è rappresentato dal rialzo dei tassi d’interesse che la Federal Reserve potrebbe decidere di rendere ancora più rapido e incisivo del previsto quest’anno – aggiunge l’esperto – Ma questo deriva proprio dal fatto che la fine della pandemia viene data per scontata e che le autorità monetarie intendono normalizzare la propria politica”. Quindi, non è più il virus a spaventare i mercati ma il ritorno alla normalità? “Può sembrare un paradosso, ma è così – replica Cesarano di Intermonte – Riaperture e colli di bottiglia contribuiscono a surriscaldare l’inflazione e questo vuol dire tassi più alti e minori aiuti monetari e fiscali. E i mercati la prendono male dopo diversi anni di tassi bassi e abbondanza di liquidità”.

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