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Riparte il risiko bancario 

Bper potrebbe diventare la nuova proprietaria di Banca Carige

Mariarosaria Marchesano

L’accordo aumenta le possibilità di un’integrazione successiva con Banco Bpm. È chiaro che se il piano di risanamento e rilancio di una banca in crisi è ben incardinato di compratori se ne trovano, italiani ed esteri

Bper potrebbe presto diventare la nuova proprietaria di Banca Carige. Il Fondo Interbancario di tutela dei depositi (Fitd), che controlla la banca ligure con l’80 per cento, ha deciso di avviare una trattativa in esclusiva con l’istituto modenese guidato da Pier Luigi Montani e controllato da Unipol, mentre gli altri pretendenti, compresa la francese Crédit Agricole, hanno ritirato le offerte. Dopo un pomeriggio col fiato sospeso, in serata si sono intensificate le voci sull’esito della riunione del Fitd a favore di una banca italiana fino alla conferma ufficiale che parla di un’esclusiva di quattro settimane al termine delle quali Bper lancerà su Carige un'opa al prezzo di 80 centesimi. 
Si avvia così verso una conclusione positiva una delle più difficili crisi bancarie degli ultimi anni e, in modo inatteso, si rimette in discussione tutto il risiko. Secondo alcuni analisti, l’accordo tra Bper e Carige aumenta le possibilità di un’integrazione successiva con Banco Bpm, sebbene questa opzione abbia già incontrato in passato le resistenze di Unipol che della banca modenese è il maggior azionista. Per altri osservatori, invece, il matrimonio con la ex popolare milanese è improbabile perché Bper in futuro si concentrerà sulla Pop Sondrio, che si è appena trasformata in spa ed è di fatto scalabile oltre a essere già un suo partner industriale nel settore della bancassicurazione, mentre sempre Bpm avrebbe cominciato a valutare la possibilità di farsi avanti per Montepaschi, una volta risanata.

 

Comunque vada, sulla scena bancaria italiana dovrebbe restare almeno un papabile acquirente per Siena perché se è vero che il governo Draghi ha preso tempo con la Commissione europea per portare a termine il processo di privatizzazione, è vero anche che prima o poi il nodo dovrà essere sciolto e la soluzione più probabile resta quella di trovare un acquirente di mercato, a meno che l’orientamento di alcune forze politiche alla creazione di un polo bancario pubblico, con annessa la Popolare di Bari, non finisca per avere la meglio. 
Tra l’altro, proprio il caso Carige dimostra che se il piano di risanamento e rilancio di una banca in crisi è ben incardinato, seppure con tutte le controversie incontrate con la pandemia, di compratori se ne trovano, italiani ed esteri. Solo qualche mese fa Carige sembrava una Cenerentola che faticava a trovare la scarpetta compatibile con il suo piede. E invece per la banca ligure si sono sfidati primari istituti di credito come Bper e Crèdit Agricole, che ha già acquisito Creval e sarebbe interessata a consolidarsi a nord. Dal punto di vista finanziario, è chiaro che sono state le Dta a fare la differenza. La proroga degli incentivi fiscali per le fusioni bancarie che il governo si è deciso ad approvare solo a fine 2021, che per Carige si traducono in un vantaggio di circa 300 milioni di euro, ha convinto Bper a formulare una nuova proposta nel week end scorso alleggerendo lo sforzo finanziario di 1 miliardo inizialmente richiesto al Fondo interbancario (la ricapitalizzazione adesso dovrebbe aggirarsi tra 600 e 700 milioni). Il gioco di sponda svolto tra il presidente del Fitd, Salvatore Maccarone, e i vertici di Carige, vale a dire il presidente Giuseppe Boccuzzi, che dello stesso Fondo è stato a lungo direttore generale, e l’amministratore delegato Francesco Guido, ha fatto il resto considerando anche che i tre hanno avuto come controparte l’ad di Bper Piero Luigi Montani, che ben conosce la banca ligure per averla guidata dal 2013 al 2016 (fu il primo ad licenziato dai Malacalza). 

 

Dal punto di vista economico, invece, la sfida per Carige non deve sorprendere come spiega una recente analisi di Andrea Monticini, docente di econometria finanziaria all’Università Cattolica. “La Liguria è una terra ricca e Carige è ben posizionata in quella regione”. Piuttosto, sarebbe stato a suo avviso interessante conoscere nei dettagli i piani industriali di tutti i pretendenti: “Hanno in mente una banca che svolga consulenza e gestisca patrimoni delle famiglie oppure una banca con un modello di business tradizionale, cioè che raccolga risparmi ed eroghi prestiti?”. La palla adesso passa nel campo di Bper.

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