Reggio Calabria, lungomare Falcomatà con uno scorcio della città (Ansa) 

editoriali

I deficit delle città lontani dal Pnrr

Redazione

Pagare il dissesto dei comuni con i soldi europei è un modo per sperperarli

Catania 138 milioni. Reggio Calabria 339. Roma 507. Palermo 622. Torino 888. E Napoli 2,465 miliardi. Sono i sei maggiori disavanzi delle città italiane e le varie amministrazione, in gran parte neoelette, avanzano pretese sui fondi europei del Pnrr. Eppure quei fondi devono andare a investimenti rilanciare un’Europa più efficiente, moderna e, come ora si dice, sostenibile. Il governo offre 150 milioni, in aggiunta ad altri 150 già stanziati per i comuni siciliani. Denari pubblici, denari europei. Il patto con Bruxelles non vieta di soccorrere bilanci locali, in cambio però di impegni concreti a investire, migliorare i servizi e la concorrenza, riscuotere i tributi. È verosimile che Napoli, con 2.599 euro di deficit ad abitante, Reggio Calabria con 1.938, o anche Torino con 1.036, e da lì a scendere, riescano a fare ora quel che non hanno mai fatto? In particolare preme la nuova giunta napoletana Pd-5s chiedendo ben più degli 85 milioni disponibili. Mentre Roma con 176 euro di deficit ad abitante se la caverebbe meglio.

    

Ma il problema non è solo di numeri. Non è vero che le moderne città siano impossibili da amministrare. Milano è in attivo di 0,22 miliardi, e così i capoluoghi più piccoli come Bologna, Cagliari, Venezia, Genova. Perché i servizi funzionano, le tasse vengono riscosse, gli investimenti si rivelano virtuosi. L’alternativa è il bail-in, com’è stato per banche e stati. La gente ha sofferto ma i correntisti italiani e gli abitanti della Grecia si sono rialzati meglio di prima.

 

New York fallì nel 1975 e il sindaco Abe Beam si sentì dire dal capo della Fed Alan Greenspan: “Non ci sono scorciatoie alla responsabilità fiscale”. L’Iva aumentò, gli evasori fiscali (non tutti) pagarono, la polizia fu ripulita. Gli investimenti planetari lanciarono la Grande mela, la meta più attrattiva del mondo. Già nel 1345 era fallita Firenze. Si risollevò con i Medici e le grandi famiglie mercantili divenendo culla di cultura e ricchezza. Oggi la cronaca è diversa, ma la storia può dire qualcosa.

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