Fabrizio Palermo, ad di Cassa Depositi e prestiti (foto Ansa)

editoriali

Non sprecare il tesoretto di Cdp

redazione

Il patrimonio gestito vale 44 miliardi. Paletti per uno stato efficiente

Patrimonio destinato o predestinato? La battuta è di Sestino Giacomoni, deputato di Forza Italia, presidente della commissione di Vigilanza sulla Cdp. E diventa attuale ora che la Gazzetta Ufficiale ha pubblicato il regolamento del fondo chiamato appunto Patrimonio Destinato che fa capo alla Cdp. L’obiettivo di questo strumento di intervento della mano pubblica nelle imprese, introdotto nell’autunno scorso, è sostenere società per azioni, anche quotate, con sede legale in Italia, le quali non operino nel settore bancario, finanziario o assicurativo, e abbiano un fatturato superiore a 50 milioni di euro. Si parte con una dotazione non indifferente, ben 44 miliardi di euro raccolti tramite l’assegnazione a Cdp di titoli di stato appositamente emessi, e avrà una durata di 12 anni. Il Patrimonio si divide in due rami: il cosiddetto Temporary Framework per investimenti e finanziamenti coerenti con le misure previste per aiuti di stato a sostegno dell’economia durante l’emergenza Covid-19, e interventi in imprese con il coinvolgimento di investitori privati per almeno il 30 per cento del totale.

 

Gli strumenti a disposizione delle imprese sono l’aumento di capitale e il prestito obbligazionario convertibile. In questo caso, si prevedono condizioni di governance come da prassi di mercato per investimenti di minoranza. E proprio qui arriva l’ironico dubbio dell’on. Giacomoni il quale considera importante la nascita del fondo, ma teme che le risorse finiscano agli “amici degli amici”. Tuttavia la questione va oltre il sospetto clientelare. E’ una necessità strategica superare il nanismo delle imprese, farle crescere sostenendo il capitale in modo trasparente e con criteri di mercato. Questa è la missione del fondo. Diverso è se diventa lo strumento per praticare salvataggi di aziende decotte, per ragioni di consenso politico-elettorale o per lanciarsi in una scriteriata campagna protezionistica o sovranista. Prima gli italiani, ma solo se continueranno a fare, come diceva lo storico Carlo Maria Cipolla, “all’ombra dei campanili cose belle che piacciano al mondo”.

 

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