“Cara Castelli, noi non cambieremo mestiere”, dicono i ristoratori

“C'è bisogno di dare fiducia agli italiani, senza criminalizzare la movida”. Così Paolo Bianchini, presidente del Movimento imprese e ospitalità, chiude (per ora) lo scontro con il viceministro dell'Economia. Una tregua, non una pace

Francesco Cocco

“Non cambieremo mestiere”, dicono i ristoratori finalmente convocati dal viceministro dell'Economia Laura Castelli. A metà luglio le parole di Castelli su crisi e ristoratori avevano provocato un piccolo terremoto politico. L'esponente grillina ospite di Tg2 Post, parlando delle iniziative adottate dal governo a sostegno delle imprese colpite dal lockdown, aveva detto che “se una persona decide di non andare più a sedersi al ristorante, bisogna aiutare l'imprenditore a fare un'altra attività”. Dalle forze di opposizione ai social network, in molti avevano attaccato la frase di Castelli. Il viceministro aveva poi cercato di chiarirsi, dicendo che “la citazione del ristorante è un esempio e non un attacco alla categoria” e che quello che voleva intendere è che “questa crisi ha spostato la domanda e l'offerta” e “bisogna aiutare le imprese e gli imprenditori creativi a muoversi sui nuovi business che sono quelli che sono nati”. “Abbiamo chiarito la polemica della settimana scorsa”, dicono oggi i ristoratori, “un brutto momento per ristoratori e baristi che per anni hanno sacrificato tempo e energie per metter su con passione un'attività. Le parole di Castelli sono state una leggerezza: da chi ha un ruolo decisionale ci aspettiamo parole ponderate e precise”.

  

  

Tra i più agguerriti nella protesta contro Castelli c'era Paolo Bianchini, presidente del Movimento imprese e ospitalità (M.I.O.), una delle associazioni che rappresentano ristoratori e pubblici esercizi, aderente a Federturismo Confindustria. Bianchini è stato uno dei promotori della sollevazione contro il viceministro, con tanto di manifestazione in Piazza Montecitorio, sette giorni fa. Oggi Bianchini è stato ricevuto da Castelli in Via XX Settembre, dopo essere stato convocato insieme ad altre associazioni del settore. All'uscita, dove lo attendevano altri esponenti dell'associazione, ha detto di aver ottenuto rassicurazioni su una proroga della cassa integrazione e sulla questione degli affitti. Ma non finisce qui: ci saranno altri incontri, annuncia Bianchini, che intanto ha chiesto di dare segnali di fiducia alla gente, perché esca di casa, senza criminalizzare la movida. “Non cambieremo mestiere”, ha detto al Foglio. “Non è una pace, ma una tregua”, aggiunge Bianchini. “Fino a oggi il governo ha dimenticato il nostro settore. Verificheremo che le nostre proposte, scritte anche nel documento che oggi abbiamo consegnato al viceministro, vengano recepite nel decreto. Se si considera anche l'indotto indiretto, il nostro comparto rappresenta il 30 per cento del pil italiano”. Il M.I.O. ha già consegnato anche al presidente del Consiglio Giuseppe Conte nove pagine di proposte e suggerimenti relativi a interventi che possano sostenere la categoria.

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