Christine Lagarde (foto LaPresse)

Christine Lagarde e i sovranisti

La presidente della Bce annuncia altri 600 miliardi per il Pepp che porta il totale a 1.350 miliardi

Bruxelles. La Banca centrale europea c’è e non intende farsi intimidire da sentenze di Karlsruhe o beghe tra governi sul Recovery fund. Christine Lagarde ieri ha annunciato altri 600 miliardi per il Pepp – il programma di acquisto titoli per far fronte all’impatto economico della pandemia coronavirus – che porta il totale a 1.350 miliardi. La carica del bazooka è più potente di quella attesa dagli analisti: il Pepp andrà avanti almeno fino a giugno 2021, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza sarà reinvestito almeno sino alla fine del 2022 e la riduzione del portafoglio sarà gestita evitando interferenze con l’orientamento di politica monetaria. Tradotto: l’uscita dal Qe avverrà molto più tardi dell’uscita dalla pandemia Covid-19.

 

 

La situazione economica lo esige. Secondo le nuove stime della Bce, il pil della zona euro cadrà dell’8,7 per cento quest’anno, prima di rimbalzare del 5,2 per cento nel 2021 e del 3,3 per cento nel 2022. Ma, date le incertezze sul coronavirus, i rischi sono al ribasso. Lo scenario più severo della Bce indica una recessione del 12,6 per cento del pil nel 2020. La generosità monetaria di Lagarde & Co. consentirà ai governi di indebitarsi più tranquillamente. Lo spread dei Btp sui Bund ha perso 20 punti dopo l’annuncio della Bce chiudendo a 174. Con un effetto tra il comico e il paradossale: i sovranisti anti euro, come il senatore della Lega Alberto Bagnai, lodano “l’illimitata potenza di fuoco” dell’unica istituzione federale dell’Ue che si è data il compito di preservare la (da loro odiata) moneta unica. Arrampicandosi sugli specchi, Bagnai ora sostiene che la Bce rende insensati Mes e Recovery fund.

 

Lagarde, che non compra il 100 per cento del debito italiano, dice il contrario perché uno sforzo fiscale “ambizioso e coordinato rimane critico”. Il governo ascolti la presidente della Bce: ogni euro risparmiato grazie ai tassi più bassi del Mes e del Recovery fund è un euro in più nelle tasche degli italiani.

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