Se l'immobiliare va bene, è anche una questione di aspettative

Onelia Onorati

Più ricerche rilevano che i prezzi e le transazioni legate agli immobili sono in crescita, ma secondo ritmi inferiori agli anni precrisi. Ma le opinioni degli operatori sono positive

Roma. L’uscita dalla crisi, per il settore immobiliare, è più un fatto di ottimismo e di buone prospettive che una reale impennata degli indicatori di crescita. Lo sostengono più ricerche a poca distanza l’una dall’altra. 

 

L’Osservatorio sul mercato immobiliare di Nomisma rileva che la vera impennata delle compravendite c’è stata a fine 2016 (più 16 per cento) mentre quest’anno siamo solo a più 5 e questo vuol dire che nei prossimi mesi non si venderanno nemmeno 600 mila case, il 36,6 per cento in meno del 2006 (meno 300 mila contratti stipulati). La stessa Nomisma nel 2009 rilevava che le compravendite di case erano passate da 845 mila del 2006, anno record, alle 686 mila del 2008, attestandosi a poco più di 120 mila fra il 2007 il 2008, con livelli paragonabili all’inizio degli anni 2000. Sembra di sentire le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che stamattina alla cerimonia di consegna delle onorificenze ai Cavalieri del Lavoro ammetteva che la ripresa "non ha ancora ben inciso sugli squilibri creati dalla crisi che vanno affrontati e colmati”. Insomma, positivo ma non troppo.

 

Anche l’Istat stima per il secondo trimestre dell’anno un timido più 2,7 di compravendite con incrementi più significativi nel nord-ovest (più 3,8 per cento) e al Centro (più 3,3 per cento) e assoluta immobilità delle regioni del Sud. E il settore residenziale è quello che trascina il resto: per gli immobili di impresa, infatti, le compravendite sono addirittura a meno 45 per cento circa rispetto agli anni precedenti la crisi. 

 

Anche i dati di Scenari Immobiliari, istituto diretto da Mario Breglia, raccontano di una ripresa europea molto buona sul fronte macro (con l’eccezione della Gran Bretagna in odore di Brexit) ma piuttosto timida sul fronte immobiliare. In Italia l’edilizia nel biennio 2015-2017 è stata ancora altalenante e non è ancora riuscita a cavalcare con decisione i vantaggi legati all’aumento dell’inflazione e del pil, rimandando la fine delle oscillazioni presumibilmente al 2018. Il problema sono sempre le discrepanze tra le macro regioni, e tra provincia e capoluogo all’interno della stessa area. Per esempio Milano è la nuova meta degli investitori, sia istituzionali che esteri, con operazioni ancora interessanti (DeA Capital ha appena comprato gli immobili Edison Foro Buonaparte 31 e 35). Seguono, a distanza, Roma, Torino e Bologna. Inesistenti, invece, i mercati legati ai paesi più piccoli.

 

A livello macro, sappiamo che le misure di politica monetaria della Banca centrale europea hanno ben sostenuto la domanda interna dei singoli paesi con la riduzione delle leva finanziaria (sofferenze bancarie annesse) e questo indica che l’espansione durerà ben oltre il 2017, con un aumento del pil che si stima per fine anno intorno allo 0,7 per cento rispetto al periodo precedente. La spesa delle famiglie sta crescendo, con il livello degli occupati che ha superato la quota precrisi. Il “buon sentire degli operatori” sul fronte immobiliare è legato alla forte liquidità, ai bassi tassi di interesse, a un certo numero di operazioni ai blocchi di partenza. 

 

Ancora Nomisma sostiene che, prendendo in considerazione i prezzi, le opinioni degli operatori immobiliari tendono ad assecondare i trend di una crescita molto forte per le abitazioni, per l’immediato futuro. Un’altra ricerca, il Sentiment del Settore Immobiliare/Sorgente Group con l'Università di Parma rileva invece come sia ormai azzerata la percentuale di chi teme un’evoluzione negativa, e come cresca il numero di quanti sono convinti che lo scenario da qui al prossimo anno sia di sostanziale stabilità (oltre 55 per cento delle persone intervistate) o miglioramento (oltre 40). E molto positive sono anche le aspettative sugli investimenti sul settore residenziale, che riceve attenzioni più forti del comparto degli uffici, anche grazie alla maggiore facilità di accesso al credito per gli investitori istituzionali.

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