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Perché l'integrazione verticale è obbligata anche per Vivendi-Mediaset-Telecom

Andrea Giuricin

Nell'evoluzione del mercato digitale l'unico problema è il dirigismo politico. Lezioni dall'estero

Roma. Il futuro dei media e Telecom è sempre più convergente. L’arrivo del 5G, tecnologia che permetterà di avere velocità elevatissime nella telefonia mobile e latenze (tempi di risposta) molto brevi, modificherà ancora di più le nostre vite.

L’arrivo degli smartphone e il 4G hanno portato allo sviluppo delle App e a tutti i servizi che stanno “sconvolgendo” in senso positivo l’economia. La sharing economy è il tipico esempio di questa rivoluzione che è avvenuta negli ultimi anni. Il 5G porterà alla diffusione dell’IoT (l’internet delle cose) con sempre più device collegati gli uni agli altri.

Tutto questo è quasi realtà, dato che in Corea del sud la tecnologia 5G probabilmente verrà provata per la prima volta commercialmente durante i giochi Olimpici Invernali.

 

In questo panorama tecnologico, non è un caso che tutti i grandi gruppi siano convergenti, con Apple che cerca di entrare nel settore automotive, Google che cerca integrazioni verticali e compra società dedicate alle home device e le telecom tradizionali che si uniscono ai grandi gruppi media.

È interessante invece che nel Regno Unito si cerchino fusioni orizzontali piuttosto che verticali, come è il caso del tentativo di merger tra Sky e 21st Century Fox, mentre la maggior parte degli attori vadano verso una convergenza verticale.

È ancora più interessante che Rupert Murdoch, proprietario di Sky si sia scagliato contro la fusione tra AT&T e Time Warner.

Sembrerebbe che il magnate australiano, che ha avuto non pochi problemi proprio nel Regno Unito con lo scandalo delle intercettazioni, sia favorevole alle aggregazioni orizzontali ma non a quelle verticali.

 

Il mercato, purtroppo per Sky, sta andando forse nella direzione opposta. Sempre di più si evidenzia la necessità di integrazione verticali nel mondo dei Media e delle telecomunicazioni, soprattutto con l’arrivo di grandi player nel mondo dei contenuti quali Netflix, Youtube o Amazon Video.

Le integrazioni verticali sono forse il modo migliore per rispondere a questo nuovo mercato: è stato il caso di molti player, quali ad esempio Telefonica o BT che hanno acquistato i diritti per il calcio o Formula 1 per poi ritrasmetterli con offerte quadruple play.

Il mondo dei content è quindi sempre più importante e l’integrazione verticale è la risposta che i più importanti player di mercato stanno dando.

 

Bisogna dunque sempre fare attenzione alle posizioni monopolistiche che si possono venire a creare dalle fusioni e per tale ragioni esistono le Autorità Antitrust forti. Ma in questi mercati convergenti verticalmente, non è un caso che l’Antitrust europea, sempre così attiva, abbia già dato lo scorso marzo l’approvazione alla fusione tra AT&T e Time Warner.

 

In Italia la resistenza da parte dall'Autorità garante delle comunicazioni (Agcom) all'integrazione tra Vivendi-Telecom-Mediaset - al di là di richieste di modifiche degli assetti azionari per ridurre il peso dei francesi nel broadcaster della famiglia Berlusconi - è stata di fatto superata dai naturali sviluppi del mercato che rispondono alle mutate abitudini dei consumatori.

Al contempo bisogna comprendere che il mercato unico digitale è il futuro di questo enorme mondo che si sta sempre più sviluppando grazie all’innovazione tecnologica e agli investimenti degli operatori Tlc nelle reti sempre più veloci.

E' chiaro che è un bene creare un mercato unico digitale, anche e soprattutto con integrazioni verticali, ma non si può essere d’accordo alle fusioni solamente nel momento in cui si ha un qualche ruolo che è possibile giocare.

E' bene però ricordare al contempo che le integrazioni sono il futuro del mondo dei media, specialmente quelle che vedono sempre una maggiore integrazione verticale. La politica troppo spesso interviene con un'azione dirigista convinta di sapere fare meglio del mercato stesso col risultato di introdurre solo maggiore incertezza e minori investimenti nel settore tlc-media.

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