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La grave tentazione della mediazione

Redazione

Se il governo ha 141 miliardi disponibili li usi per i giovani non per i pensionati

La manovra finanziaria di autunno non può rimanere ostaggio di ambizioni elettorali e quindi includere provvedimenti funzionali ad attingere voti per le elezioni 2018 nel bacino affollato dei pensionati o dei pensionandi. Eppure un paese che dovrebbe destinare le risorse ai giovani, all’istruzione e alla ricerca – in ogni campo in cui le sue industrie esportatrici se la cavano sui mercati – eccolo di nuovo impantanato nella sospensione dell’adeguamento automatico dell’età pensionabile rispetto all’aspettativa di vita. Un’idea sostenuta da un ampio fronte che va da Sacconi a Damiano e si salda con i sindacati, dove i pensionati rappresentano la maggioranza degli iscritti. Il costo complessivo di una simile operazione elettoralistica è stato calcolato dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, in 141 miliardi di euro da qui al 2035. L’ipotesi non è stata allontanata dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. E la speranza è che non faccia breccia nemmeno a Palazzo Chigi. E che il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, non replichi la decisione di abrogare i buoni lavoro (voucher): fare marcia indietro da una scelta positiva che aveva coinvolto anche il Pd per evitare una contesa referendario con la Cgil di Susanna Camusso.

  

Il governo Gentiloni compirà nove mesi a settembre e fino a ora non ha governato male, ad esempio ha governato la crisi bancaria mettendola a “bagnomaria” con interventi selettivi per le situazioni più critiche per la temporanea serenità dell’intera Eurozona. La prassi della mediazione è importante, il passo felpato si è mostrato utile. Ma lasciare passare perfino istanze sindacali potenzialmente dannose per la collettività non può essere il prezzo da pagare per il quieto vivere. Ci sono questioni, come quella fiscale, su cui servono coraggio e decisione. Se il governo e la maggioranza pensano di avere uno spazio fiscale di 141 miliardi nei prossimi venti anni, non è il caso di bruciare queste risorse sul falò della spesa pensionistica, che già adesso è la più alta dei paesi Ocse e prosciuga oltre un terzo di tutta la spesa pubblica. Forse sarebbe più utile usarle per abbassare le tasse e i contributi a carico dei giovani, la categoria che più di tutti ha pagato la crisi e il peso di un welfare sbilanciato a favore dei nonni.

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