Manifestazione dei sindacati della Funzione Pubblica (foto LaPresse)

Altro che lobby private. Ecco le vere ganasce dell'Italia

Renzo Rosati

I veri poteri forti sono dove prosperano gli stipendi pubblici. Sindacati, sovranisti, fabbricanti di fake news sono tutti dalla loro parte 

I fatti hanno nomi e cognomi. Maggio 2016: comincia a circolare in rete la famosa catena, che diverrà virale fino al referendum del 4 dicembre, che spiega come l’abbattimento delle costituzioni europee sia voluto dalla Jp Morgan, della quale Matteo Renzi è il killer. Un montaggio di video, frasi, cene, incontri “segreti”, documenti bomba, il capo della merchant bank Jamie Dimon, Tony Blair. Si scopre poi l’autore della bufala: Enzo Di Salvatore del comitato No triv. Perso il referendum sulle trivelle, ammette di avere isolato 21 righe generiche da un vecchio report di Jp Morgan, uno dei tanti che le banche mandano in giro, “senza voler stabile un nesso causale”. Ma guarda. Intanto sulla frottola hanno campato il “popolo di internet”, giornali schierati e giornaloni d’opinione, talk show ed i vari Beppe Grillo, Matteo Salvini, Maurizio Landini.

 

 

In quello stesso maggio Virginia Raggi, candidata al Campidoglio, batte gli uffici comunali romani per rassicurare non le vittime della burocrazia capitolina ma gli artefici. Funzionari, impiegati, soprattutto le 27 sigle sindacali. Fa lo stesso in Ama, Acea, soprattutto con i tassisti che inalberano la pubblicità “CoRAGGIo. Renzi ha perso, Raggi è sindaca. Quanto a Jp Morgan che, parole di Salvini, “è il vero sponsor di Renzi assieme a Wall Street e Marchionne”, nel 2016 è stata 13ma per affari conclusi in Italia, l’anno prima decima, nel 2014 settima. Davvero con il renzismo aveva in pugno il paese?

 

Invece all’incasso sono passati i referenti del grillismo in salsa romana. I 25 mila dipendenti comunali e gli 8 mila dell’Ama si sono visti sboccare gli aumenti contrattuali, ma senza le clausole di produttività pur previste a livello nazionale. Così i 6 mila vigili, nessuno dei quali ha avuto sanzioni per le maxi-assenze di Capodanno 2015. All’Ama il nuovo assessore Massimo Colomban ha trovato 1.800 inabili, “ma la priorità è l’occupazione”. Quanto ai 7.800 tassisti e relativi familiari votanti, Virginia è scesa in piazza con loro. Eppure il fronte populista-sovranista continua a propagandare le grandi lobby private come espressione massima dei poteri forti. Lo fa Salvini per le palme di Milano sponsorizzate da Starbucks, ammiccando al “risparmio tradito” delle popolari venete, mettendosi di traverso allo sfoltimento delle aziende regionali pur portato avanti in Veneto da Luca Zaia e in Lombardia da Roberto Maroni.

 

 

A Venezia il candidato alla regione dei 5Stelle, Jacopo Berti, ha in progetto un’altra banca pubblica, la Banca regionale del Veneto, un’idea neppure da Dc anni 70: ci sta facendo un pensiero qualcuno della Cgil, già ostile, come Salvini, alla fusione Popolare Vicenza-Veneto Banca. La conversione statalista di Salvini agli slogan cari a Susanna Camusso è evidente su altri fronti, da no al referendum costituzionale al sì sulla consultazione anti-voucher, all’avversione per la Fca di Sergio Marchionne. “Il referendum andava fatto anche contro l’articolo 18, la bocciatura è una sentenza politica voluta dai poteri forti” dice in perfetta sintonia anche con Luigi Di Maio. Il segretario leghista si è speso in senso filo-Cgil anche per gli insegnanti precari, che in base alla riforma poi annacquata avrebbero dovuto entrare in organico dove c’è bisogno, cioè al Nord: “E’ una vergogna, non si possono trattare come carne da macello. Noi faremo concorsi regionali, ognuno ha il diritto di lavorare vicino a casa”. Dunque quali solo le vere lobby, la ganasce economiche? Macché Uber: ora è sotto tiro Flixbus, l’azienda tedesca di autobus low cost che ha portato la concorrenza in Europa. Le privatizzazioni odiate da Grillo, Camusso, sinistra scissa e anche dal presidente Pd Matteo Salvini? Come ha scritto il Foglio 140 miliardi su 460 di capitalizzazione di piazza Affari fanno capo al Tesoro. Per i veri poteri forti rivolgetevi dove prosperano gli stipendi pubblici. Sindacatoni, sovranisti, fabbricanti di fake news, urbanisti e sovrintendenti per i quali Massimo Osanna (Pompei) e Mauro Felicori (Caserta) costituiscono un oltraggio al sequestro benecomunista: sono tutti dalla loro parte, ganasce alla mano.

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