Cosa vuol dire “lavoro di squadra” per risolvere il problema delle sofferenze bancarie

Gianni Castellaneta
Su cosa deve puntare il nostro paese per diventare più competitivo sulla politica industriale, l’innovazione, il fisco e gli investimenti? Girotondo di idee. Con proposte concrete.

Da venerdì pomeriggio a domenica, pubblicheremo tutto il girotondo di idee - che trovate nel Foglio in edicola - con le proposte per una nuova agenda per l'Italia, che la rendano competitiva in tema di politiche industriali, innovazione, fisco e investimenti.

 


 

Sono appena tornato dagli Stati Uniti, dove ho potuto raccogliere un “sentiment” prevalente di preoccupazione. Preoccupazione per il rallentamento della crescita economica, fenomeno che riguarda il nostro paese quanto l’intera Europa, e preoccupazione per la Brexit, ovvero per le sue conseguenze. In realtà, come cittadino italiano e europeo, ritengo che il referendum britannico, nonostante le ripercussioni politiche negative, potrebbe rappresentare, nel medio, ma neppure troppo, periodo, un’opportunità per rafforzare l’integrazione, il nucleo originario dell’Unione. In questo scenario facciamo in modo che Milano acquisti più peso fra le piazze economiche europee, attraendo più imprese e capitali. Dal canto suo il governo italiano deve approfittare di quest’occasione per migliorare l’attrattività del nostro paese e intervenire seriamente tagliando le tasse, e migliorando la qualità della spesa pubblica e dei servizi offerti. Sul primo versante, bisogna fare in modo che i benefici siano tangibili per imprese e lavoratori con un sistema di agevolazioni che non aggravi ulteriormente i conti dello Stato. Così come i tagli della spesa pubblica devono essere selettivi e non lineari, evitando di danneggiare altri capitoli del bilancio statale.

 

Si parla spesso di attirare nuovi investimenti verso il nostro paese. Ebbene quello che spaventa soprattutto chi pensa di venire in Italia per sviluppare un progetto è la burocrazia, la lentezza della giustizia civile, l’impossibilità di programmare investimenti produttivi perché non c’è certezza di regole stabilite e mille ostacoli o ricorsi sono sempre dietro l’angolo. Manca un corpus di regole che non mutino al mutare dei governi. Con quale stato d’animo un’impresa si avventura di fronte alla possibilità che ingenti risorse vadano in fumo per colpa di situazioni ingovernabili e, appunto, mutevoli? Fra i motivi di preoccupazione per la situazione economia italiana ci sono anche le sofferenze bancarie, i crediti che gli istituti di credito non riescono a riscuotere. La mole di sofferenze nei bilanci delle banche ha raggiunto i 200 miliardi di Euro e in alcuni casi il rapporto con i crediti in bonis è così elevato da minare la stabilità della banca e con essa quella del sistema finanziario. Questo porterà un beneficio diretto alle banche velocizzando l’incasso dei crediti e consentendo una loro più facile cessione agli investitori istituzionali.

 

Anche in quest’ultimo ambito si sono registrate novità di rilievo. Il governo con il varo della GACS ha offerto uno strumento di facilitazione per le operazioni di cessione. Durante agosto è stata chiusa con successo la prima operazione e ve ne sono altre allo studio. Al contempo la costituzione del Fondo Atlante e il suo possibile intervento su alcuni dossier sembra essere un catalizzatore per nuove operazioni. In entrambi gli ambiti un ruolo di grande importanza è ricoperto dai servicer, operatori specializzati nella gestione che, supportano sia le operazioni di cartolarizzazione che quelle di acquisto e contribuiscono a risolvere il problema delle banche e a dare una boccata d’ossigeno al sistema bancario e, quindi, all’intera economia.

 

Non è possibile però improvvisarsi in un simile mercato. Le società di rating osservano con attenzione le realtà del settore e favoriscono con i loro giudizi i servicer più strutturati ed organizzati, quelli che hanno una dimensione significativa poiché consente importanti investimenti nell’information technology e nella formazione continua del proprio personale, e quelli che hanno sistemi di controllo e risk management evoluti. Inoltre i principali servicer sono società finanziarie o banche e come tali sottoposte al controllo della Banca d’Italia che ne garantisce solidità, adeguata gestione dei rischi e rispetto delle regole.
In un’attività così importante soprattutto in questo momento sono necessarie professionalità, organizzazione ed esperienza che sono presenti in diversi operatori del mercato.

 

Credo anche che nella complessa soluzione al problema delle sofferenze sia richiesto un grande lavoro di squadra in cui ciascuno è chiamato a fare la propria parte: il governo e le istituzioni per velocizzare le procedure legali e rendere la giustizia civile più efficiente, gli investitori istituzionali per acquistare i portafogli dalle banche, i servicer più importanti nel supportare il processo di dismissione e l’attività di recupero ed infine le banche che tramite queste operazioni possono migliorare il proprio bilancio e concentrarsi sull’attività di erogazione e supporto all’economia.

 

Giovanni Castellaneta è presidente di doBank

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