
Quelle innovazioni che ci fanno stare meglio e che la statistica non riesce ad afferrare
Ieri Martin Feldstein, già capo dei consiglieri economici del presidente repubblicano Ronald Reagan, è intervenuto sul Wall Street Journal in un articolo intitolato "L'economia degli Stati Uniti è in buona salute". Una tesi che non piacerà ai teorici della "stagnazione secolare", per esempio. Ecco come argomenta Feldstein: "L'economia americana è in buona salute, sta meglio di come i critici ritengano e di come i mercati sembrino temere. I redditi stanno crescendo, la disoccupazione sta scendendo, la produzione industriale è salita rapidamente. Le recenti brusche cadute nei prezzi delle azioni e dei titoli spazzatura non sono precursori di una recessione economica. Invece sono parte dell'inevitabile riassestamento degli asset finanziari prezzati male in ragione della politica monetaria non convenzionale della Fed".
E anche se i redditi della classe media sono "cresciuti molto lentamente per tre decenni, il fatto di concentrarsi sul reddito cash è fuorviante". Secondo Feldstein, infatti, se si contano i trasferimenti privati e pubblici alla popolazione, ecco che anche i redditi reali della middle class sono aumentati in tutte le fasce di reddito. Infine, osserva l'economista americano, "vengono sottostimati i veri tassi di crescita dei redditi reali, perché le statistiche del governo non catturano a pieno i miglioramenti della qualità di beni e servizi".
Su quest'ultimo punto, in particolare, sono tornato lunedì, durante la mia rubrica settimanale "Oikonomia" su Radio Radicale. Nel corso del quale ho ricordato che nel dibattito sulla diseguaglianza nelle nostre società, si fa strada un approccio meno pessimista rispetto a quello di economisti decisamente popolari come il premio Nobel americano Paul Krugman e il francese Thomas Piketty. E’ un approccio che, invece di badare per intenderci alle sole “dichiarazioni dei redditi” dei residenti di un paese e quindi alle analisi statistiche, si concentra su ciò che effettivamente i cittadini appartenenti a diverse fasce di reddito possono permettersi.
Don Boudreaux, della George Mason University, è uno dei fautori di questo approccio. Il ragionamento di Boudreaux prende l’avvio dalle tesi della storica dell’economia Deirdre McCloskey, la quale ha coniato il termine “innovationism”, o “innovazionismo”, per descrivere “la crescita fenomenale in quanto a innovazione avvenuta nell’ultimo paio di secoli. Perché certo inventori e innovatori sono sempre esistiti, ma il loro numero è esploso dopo il diciottesimo secolo”. Si pensi a cose pur differenti tra loro come il motore a vapore, la penicillina, i semiconduttori, l’aria condizionata, le automobili, l’iPad. Quanta differenza con la relativa staticità del processo innovativo nei secoli passati. Boudreaux osserva per esempio che un europeo del 900 dopo Cristo e un europeo del 1400 dopo Cristo vivevano essenzialmente allo stesso modo. Molte e diverse fra loro sono le tesi avanzate per spiegare questo sprint innovatore. La storica dell’economia McCloskey sostiene per esempio che “ciò che ha davvero spinto l’innovazione a innestare una marcia in più è stato un cambiamento di attitudine intellettuale: le persone comuni che nel passato veneravano e celebravano i conquistatori e i sovrani, iniziarono quasi all’improvviso a celebrare mercanti e inventori”.
In questa sede interessano tuttavia gli effetti di tale ondata di innovazione sulla diseguaglianza. Così Boudreaux ha compilato un elenco di “cose” che alla metà degli anni Sessanta soltanto pochi americani avrebbero potuto permettersi, americani come Howard Robard Hughes (1905-1976), un imprenditore, regista, aviatore e produttore cinematografico statunitense, noto fra le altre cose per il suo stile di vita eccentrico. Boudreaux raffronta queste “cose” con quelle che oggi può permettersi un cittadino americano medio. Cito da questo elenco.
Nel 1965, Howard Hughes poteva permettersi di vedere consegnato un pacco o una lettera dall’altra parte del continente americano o dall’altra parte dell’oceano in una notte. Nessun americano medio nello stesso 1965 si sarebbe potuto permettere uno stesso servizio. Oggi un’opzione di consegna così rapida – sia per inviare che per ricevere – sono invece piuttosto alla portata degli americani medi.
Nel 1965 Howard Hughes si poteva permettere di parlare al telefono per ore con qualcuno che si trovasse a centinaia o a migliaia di chilometri di distanza. Nessun cittadino americano comune avrebbe potuto farlo. Oggi invece anche il più povero fra gli americani non è costretto a pagare un ammontare aggiuntivo per le chiamate a lunga distanza, incluse quelle transcontinentali.
[**Video_box_2**]Nel 1965, Howard Hughes si poteva permettere di attrezzare la propria casa con uno schermo enorme, un proiettore cinematografico d’ultima generazione, un sistema audio impressionante e una libreria di migliaia di film e documentari, insomma un cinema virtuale nella propria abitazione. Nessun americano comune avrebbe potuto fare la stessa cosa. Oggi, invece, quasi ogni americano può acquistare un grosso televisore ad altissima definizione, con annesso sistema stereo, e pagare una sottoscrizione a Netflix per avere accesso a migliaia di titoli da guardare. Insomma, un americano qualsiasi, oggi, può sperimentare – rimanendo a casa – la stessa esperienza che solo Howard Hughes poteva fare nel 1965.
Sono soltanto alcuni degli esempi, riportati da Boudreaux, che fanno sostenere all’economista americano come, da 50 anni a questa parte, la differenza di consumi tra cittadini ricchi e cittadini di reddito medio si sia ristretta e non ampliata come qualcuno vorrebbe far credere. Insomma, non c’è solo la diseguaglianza di redditi di cui occuparsi e preoccuparsi.