La regola del silenzio. Confindustria impone “riservatezza” per la corsa alla presidenza

Alberto Brambilla

Decalogo di non-comunicazione del perfetto confindustriale. Un report riservato dei “saggi” per preservare “l’immagine esterna” dell’associazione durante la fase di consultazione prodromica all'elezione del successore di Giorgio Squinzi.

 

Roma. Confindustria comanda riservatezza ai vertici dell’associazione degli industriali e agli associati durante il periodo di consultazione che porterà all’elezione del successore di Giorgio Squinzi a maggio scelto tra i candidati (gli auto candidati sono Vincenzo Boccia, Marco Bonometti, Aurelio Regina, Alberto Vacchi - leggi qui come funziona l'elezione).

 

La Commissione designatrice, i cosiddetti “saggi”, ha inviato venerdì 19 febbraio una circolare indirizzata ai componenti del Consiglio generale, il Parlamento della Confindustria, e all’attenzione dei presidenti delle associazioni territoriali nella quale si dice come gestire i rapporti con i media per preservare la massima riservatezza possibile. Circolare che il Foglio ha ottenuto e che pubblichiamo in calce all'articolo.

 

Il sistema elettorale prevede una serie di consultazioni con la base degli associati, ascoltati dai “saggi” a partire dal 23 febbraio. In questo caso si avvisano i presidenti delle associazioni e i componenti del Consiglio generale di evitare di “trasferire all’esterno”  le proprie scelte “valorizzando quelle caratteristiche di riservatezza indicate dallo statuto” nel punto in cui delinea i compiti dei saggi. Gli eventi di presentazione dei candidati presidente, come quello tenuto a Torino a porte chiuse, invece devono “essere strettamente destinati al solo mondo associativo e non deve essere ammessa la stampa” e in tale contesto i candidati devono “evitare confronti diretti tra i diversi programmi” – c’è una riunione apposita per questo.

 

Se da un lato la commissione designatrice auspica un "dibattito libero e consapevole", dall’altro “raccomanda di evitare formule ed approcci" che potrebbero ledere l’immagine esterna del sistema associativo. Indicazioni simili erano già state comunicate anche ai candidati presidente in riferimento ai “rapporti con i media ed alla autonomia rispetto a interlocutori esterni”. Aurelio Regina, ad esempio, aveva parlato al nostro giornale in due occasioni prima della convalida dell'auto-candidatura (qui e qui).

 

Le zuffe mediatiche, i depistaggi, le veline, le lettere inzuppate di vetriolo sono da decenni una prassi della corsa confindustriale che ora probabilmente si intende limitare. Ma la stretta sulla comunicazione all’esterno, con i media in generale, e la pratica delle “porte chiuse” alle riunioni associative offusca le promesse di trasparenza, sa un po' di consorteria, e non è garanzia di totale riservatezza.

Pubblichiamo appunto la comunicazione risevata qui di seguito (ehm… la secretezza?). I grassetti sono nostri.

 




Come previsto dall’articolo 11 del nuovo statuto di Confindustria, la nostra commissione ha accompagnato la prima fase – quella dell’acquisizione delle auto candidature che si è conclusa alla mezzanotte dello scorso 15 febbraio – del percorso che ci porterà a maggio prossimo alla elezione del nuovo Presidente di Confindustria.

 

In attuazione del terzo comma del predetto articolo, i Probiviri confederali ed il Consiglio di indirizzo etico e dei valori associativi hanno effettuato una analisi e valutazione del possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa confederale per l’accesso alle cariche apicali del sistema, verifica che si è conclusa positivamente, ammettendo al passaggio alla fase delle consultazioni i quattro colleghi – Vincenzo Boccia, Marco Bonometti, Aurelio Regina, Alberto Vacchi – che hanno formalizzato la loro auto candidatura.

 

Prima di partire con il calendario che vede martedì 23 febbraio la prima giornata di ascolto della base associativa, la nostra Commissione ha ritenuto necessario richiedere al Collegio speciale dei Provibiri confederali, incaricati di funzioni interpretative e di vigilanza generale, una serie di criteri di orientamento, utili ad accompagnare, nelle modalità più coerenti con lo statuto e con il Codice etico, il lavoro molto delicato che la normativa affida alla stessa Commissione.

 

In questo senso, alcune indicazioni sono già state rivolte direttamente ai candidati nel momento in cui è stata confermata la rispettiva ammissione alle consultazioni, con un riferimento specifico ai rapporti con i media ed alla autonomia rispetto agli interlocutori esterni.

 

E’ stato ricordato, in particolare, l’impegno ad esprimere e a rappresentare le proprie personali opinioni e i contenuti organizzativi del processo di rinnovo della Presidenza nelle sedi proprie di dibattito – che sono rappresentate dagli organi delle componenti del sistema associativo e, soprattutto, dalla Commissione di designazione – e di qualificare la propria indipendenza rispetto ad eventuali appoggi o supporti espressi da soggetti estranei al sistema associativo, in particolare modo della politica e del sindacato.

 

A tutti i Presidenti e ai componenti del Consiglio generale la nostra Commissione raccomanda analoghi comportamenti, soprattutto rispetto ai contenuti delle audizioni evitando di trasferire all’esterno le proprie opzioni e valorizzando quelle caratteristiche di riservatezza indicate dallo statuto confederale per perimetrare le azioni della stessa Commissione.

 

Al fine di garantire trasparenza e uniformità di indirizzi ma, al tempo stesso, diffusa conoscenza dei candidati, la nostra Commissione ha ritenuto opportuno formulare alcune indicazioni operative anche sul come organizzare nelle Associazioni incontri di approfondimento con gli stessi candidati.

 

Gli eventi devono essere strettamente destinati al solo mondo associativo e non deve essere ammessa la stampa. I candidati possono essere singolarmente ascoltati in sequenza oppore tutti insieme, evitando però dibattiti e confronti diretti tra i diversi programmi, momento che lo statuto confederale rimanda ad una specifica riunione del Consiglio Generale, già in calendario per il prossimo 17 marzo, che altrimenti sarebbe svuotata di ogni significato organizzativo.

 

In altri termini, la nostra Commissione condivide ed incoraggia ogni iniziativa tesa a far emergere un libero e consapevole convincimento sulla scelta da effettuare ma raccomanda di evitare formule ed approcci che andrebbero ad impattare su alcuni valori organizzativi – coesione, unitarietà, inclusività – posti a tutela dell’immagine esterna del sistema associativo.

 

Per quanto concerne le modalità di partecipazione alle consultazioni, la Commissione di designazione, in alternativa all’audizione personale – ma solo in casi di comprovata impossibilità – ammetterà audio conferenze, con una attenta verifica di garanzia di riservatezza. Sono, quindi, escluse tutte le forme di comunicazione, fax, mail e lettere.

 

Con particolare riguardo ai Presidenti delle Associazioni, la Commissione di designazione evidenzia l’importanza che, prima di effettuare la propria audizione, siano stati effettuati opportuni passaggi interni in modo tale da poter rappresentare alla nostra Commissione una indicazione di preferenza che possa considerarsi impegnativa del voto assembleare della stessa Associazione.

 

Relativamente alla attestazione del possesso del 20 per cento del consenso dei voti assembleari regolarmente esercitabili – che permette automaticamente la partecipazione al voto di designazione in Consiglio Generale ma che non costituisce requisito indispensabile per accedere a tale passaggio – la nostra Commissione richiede che siano espresse certificazioni da parte di ogni presidente, riunite in un unico documento con le firme autografe dei Presidenti delle Associazioni sostenitrici la singola candidatura.

 

La nostra Commissione rinnova il suo auspicio per una larga partecipazione alle consultazioni, confidando sulla collaborazione di tutti per poter svolgere i compiti ad essa saltuariamente affidati, con quelle modalità di riservatezza alle quali fa specifico riferimento lo statuto confederale.

 

 

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  • Alberto Brambilla
  • Nato a Milano il 27 settembre 1985, ha iniziato a scrivere vent'anni dopo durante gli studi di Scienze politiche. Smettere è impensabile. Una parentesi di libri, arte e politica locale con i primi post online. Poi, la passione per l'economia e gli intrecci - non sempre scontati - con la società, al limite della "freak economy". Prima di diventare praticante al Foglio nell'autunno 2012, dopo una collaborazione durata due anni, ha lavorato con Class Cnbc, Il Riformista, l'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) e il settimanale d'inchiesta L'Espresso. Ha vinto il premio giornalistico State Street Institutional Press Awards 2013 come giornalista dell'anno nella categoria "giovani talenti" con un'inchiesta sul Monte dei Paschi di Siena.