Lotta all'evasione: prevenire, non spaventare

Yoram Gutgeld
Ci sono tre modi per combattere l'evasione fiscale: spaventare, accertare o prevenire. La strategia dello spavento si è rivelata fallimentare e controproducente. L'accertamento è un'attività indispensabile ma non risolutiva del problema. La strada maestra per il futuro è la prevenzione basata su dia

Ci sono tre modi per combattere l’evasione fiscale: spaventare, accertare o prevenire. La strategia dello spavento si è rivelata fallimentare e controproducente. L’accertamento è un’attività indispensabile ma non risolutiva del problema. La strada maestra per il futuro è la prevenzione basata su dialogo, incrocio dati e meccanismi automatici. Spiego meglio. Il governo Monti ha lanciato fin dall’inizio un’intensa attività di controlli “spettacolarizzati” su esercizi commerciali e su conducenti di macchine di grosse cilindrate e di barche. Che risultato hanno prodotto questi famosi blitz? Nessun recupero apprezzabile e duraturo di tasse evase, e allo stesso tempo un calo di consumi soprattutto di alcune categorie di lusso. Se ti terrorizzo fermandoti per strada mentre guidi, continui a evadere (se lo facevi prima), ma non compri più il Suv. Stesso ragionamento vale per l’abbassamento del limite del contante che non solo non ha ridotto l’evasione, ma non ha neanche ridotto la circolazione di contante. L’accertamento, cioè il controllo ex post sulle dichiarazioni fiscali, è invece un’attività importante.

 

Serve per recuperare risorse sottratte alla collettività, e soprattutto dovrebbe agire da deterrente contro futura evasione. Peccato che nei confronti dei soggetti economici piccoli, la gran parte dei contribuenti italiani, funziona poco. Una micro impresa o un lavoratore autonomo vengono accertati mediamente ogni venti anni. Troppo poco per convincere chi è abituato a evadere di cambiare comportamento. La strada da seguire è quindi la prevenzione. In che modo? Serve innanzitutto distinguere tra le grandi imprese e gli altri soggetti. Per le grandi imprese la chiave è istaurare un dialogo continuo tra l’amministrazione fiscale e l’impresa. Proprio per questo motivo la riforma del fisco realizzata prima dell’estate prevede l’introduzione del cosiddetto “cooperative compliance”, ovvero una presenza continuativa di risorse dell’Agenzia delle entrate presso le imprese interessate per concordare in anticipo tutte le decisioni importanti che hanno risvolti fiscali. Quest’anno l’innovazione riguarderà in via sperimentale solo poche aziende molto grandi, ma l’obiettivo sarebbe di estenderla nel tempo a qualche centinaia di imprese. Per tutte le altre imprese la strategia di prevenzione è duplice. Il primo elemento è l’introduzione di meccanismi che riducono in modo automatico l’evasione. Un esempio per tutti. L’Iva pagata per servizi e prodotti venduti alla Pubblica amministrazione è una partita di giro. Lo stato versa l’Iva al fornitore che la restituisce alle casse dello stato. Purtroppo si è scoperto che in questo giro si perde qualche miliardo di Iva che qualche fornitore “dimentica” di versare. La soluzione è il meccanismo di split payment introdotto nella legge di Stabilità dell’anno scorso che elimina questa partita di giro. Infatti lo split payment e l’altra innovazione, reverse charge, stanno dando risultati decisamente superiori alle attese, facendo emergere qualche miliardo di Iva precedentemente evasa. Il secondo elemento della strategia di prevenzione è l’incrocio dei dati. Su questo versante l’innovazione importante, introdotta anch’essa con la riforma del fisco, è la trasmissione telematica delle fatture. Il sistema prevede la trasmissione da parte delle imprese al fisco le loro fatture passive e attive con i loro relativi importi di Iva. Incentivando l’adesione volontaria a questo strumento si punta a raggiungere nel 2018 una completa copertura che consentirà di predisporre le dichiarazioni Iva pre-compilate ottenendo due risultati.

 

[**Video_box_2**]Una semplificazione e una riduzione di costi per gli utenti e emersione di diversi miliardi di Iva evasa. Una lotta seria all’evasione significa azioni concrete e innovazione tecnologica, più difficili da comunicare di un blitz ispettivo a Cortina, ma molto più efficaci. Significa anche seguire l’idea che prevenire è meglio che curare. Questo sano principio che va applicato per la salute delle persone è altrettanto valido per l’evasione fiscale. Percorrendo questa strada si sono già ottenuti risultati importanti che sono destinati a crescere nel tempo.

 

Yoram Gutgeld, deputato Pd, commissario governativo alla Revisione della spesa

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