Apro la finestra al mattino e vedo il liberismo. L'ultimo incubo di Rep.

Redazione
Gallino, Urbinati e Ignazi su 4 miliardi di tasse in men. Ecco come il quotidiano del gruppo L'Espresso continua la sua battaglia al grido: è tutta colpa del liberismo.

Quando apro le finestre al mattino, di questi giorni, lo sguardo mi cade inevitabilmente sul Mont Pélerin, al di là del lago. E’ una montagnola svizzera a pochi chilometri da Montreux, nota sin dagli anni Venti per i buoni alberghi e il clima mite. E’ anche il luogo da cui ha avuto inizio, con la fondazione della Mont Pélerin Society (Mps) nel 1947, la lunga marcia che ha portato il neoliberalismo a conquistare un’egemonia totalitaria sull’economia e la politica dell’intera Europa. Con le drammatiche conseguenze di cui facciamo ancor oggi esperienza. (…) Di rilievo è stata la partecipazione italiana alla Mps. Tra i suoi primi soci vi è stato Luigi Einaudi. Due italiani sono stati presidenti: Bruno Leoni (1967-68) e Antonio Martino (1988-90) che figura tuttora tra i soci, accanto a (salvo errore), Domenico da Empoli, Alberto Mingardi, Angelo Maria Petroni, Sergio Ricossa.

Luciano Gallino, Repubblica, 27 luglio

 

Si diceva anni fa, “non lasciamo la patria alla destra”. La competizione tra destra e sinistra riguardava allora la visione di comunità politica. (...) Dalla fine degli anni 70 la rinascita neoliberale o liberista è avvenuta sul terreno della contestazione della spesa sociale e quindi nel nome di “meno stato più mercato” – la premessa per giustificare il taglio delle tasse. La filosofia di Margaret Thatcher fu in questo rivoluzionaria e occupò il Palazzo d’Inverno per mettere in pratica il suo programma organico di smantellamento del welfare state: deregolamentando e privatizzando. (…) Nella mezza verità liberista c’era un granello di verità, quello del valore propulsivo dei diritti individuali. Fu del resto questa sua interna complessità a rendere il discorso liberista egemonico, capace di conquistare consensi anche a sinistra. La quale, nell’èra liberista, ha dovuto rivedere parte del suo armamentario ideologico per riuscire a contestare la destra sul terreno della redistribuzione e della giustizia sociale, accogliendo invece il messaggio liberatorio e liberante dei diritti, soprattutto nella sfera della morale soggettiva e dei comportamenti individuali.
Nadia Urbinati, Repubblica, 23 luglio

 

La proposta del segretario del Partito democratico di ridurre il carico fiscale incontra due ostacoli pubblici: la convinzione che sia possibile sottrarre alla destra la sua identificazione con il tema antitasse e la sudditanza ideologica al neoliberismo.
L’abbattimento del carico fiscale a fronte di una imposizione giudicata eccessiva e giugulatoria ha sempre e dovunque connotato la proposta politica dei partiti di destra, del neo-conservatorismo reaganiano e thatcheriano al populismo continentale, persino in Scandinavia. (…) Oltre al problema di sottrarre agli avversari una loro tipica bandiera e di intestarsela, la proposta del capo del governo evidenzia un appiattimento ideologico nei confronti della visione neoliberista. La sinistra in tutta Europa è in affanno, da decenni, perché non sa rispondere all’impostazione economica promossa dal neoliberismo in base alla quale l’individuo e il suo potenziale di intrapresa creano ricchezza; e quindi va tolto di mezzo ogni impaccio e limitazione, a incominciare da una tassazione troppo alta che impedisce un utilizzo produttivo della ricchezza.
Piero Ignazi, Repubblica, 22 luglio

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