Il ballo della Cdp ci dice che i capitali privati rimarranno a lungo lontani dall'Italia

Andrea Tavecchio
Al direttore - Il gran ballo mediatico di questi giorni intorno a Cassa depositi e prestiti (Cdp), a prescindere dai vari nomi fatti tutti ottimi, nasconde la grande illusione che per tornare a crescere nel nostro paese sia necessario poter utilizzare – in modo migliore è la evidente speranza – Cdp.

Al direttore - Il gran ballo mediatico di questi giorni intorno a Cassa depositi e prestiti (Cdp), a prescindere dai vari nomi fatti tutti ottimi, nasconde la grande illusione che per tornare a crescere nel nostro paese sia necessario poter utilizzare – in modo migliore è la evidente speranza – Cassa depositi e prestiti (Cdp). Non c’è dubbio che la forza finanziaria di Cdp sia stata e sarà importante per la crescita del nostro paese e che questa forza potrebbe essere utilizzata in modo meno confuso, ma sono i privati a cui bisogna far tornare la voglia di investire in Italia. L’abbiamo già scritto. Non siamo più negli anni Trenta del secolo scorso. Oggi gli investitori privati, intesi sia come famiglie che come investitori istituzionali, sono quelli che fanno la parte dei leoni sui mercati, come ricordava anche una recente infografica comparativa pubblicata dall’Economist. Il primo obiettivo di una sana e lungimirante politica economica deve essere far tornare la fiducia dei mercati nel futuro del nostro paese. Sono i capitali privati a cui bisogna guardare se si vuol far tornare a crescere, in modo sostenibile, il nostro paese. Le risorse – debiti in partita doppia – della Cdp possono essere certamente un moltiplicatore e avere un ruolo di indirizzo in alcuni casi, ma prima o poi il Quantitative easing (Qe) finirà e bisogna che Repubblica italiana sia credibile indipendentemente dal Qe. In nome delle risorse di Cdp non si può quindi venire meno alla regola aurea per essere considerati affidabili. Bisogna rispettare la “Rule of Law”. Non si cambiano le regole, mentre si gioca, a svantaggio di un giocatore. Nello statuto di Cassa depositi e prestiti è previsto che il presidente sia designato dal socio fondazioni bancarie e che non si possano comprare società in perdita. Su questo presupposto le fondazioni sono entrate in Cdp, permettendo tra l’altro, che Cdp non venga considerata “mano pubblica”. Rispettate le regole di mercato si potrà – poi – parlare certamente di tutto compreso dello statuto e della missione di Cdp, senza nessuna ideologia. Questa verifica potrebbe anche essere l’occasione di fare un bilancio – guardando i bilanci per l’appunto – dei risultati delle fondazioni. In alcuni casi, molto mediatici, un disastro, in altri, di cui si parla meno ma più importanti, solidissimi.
Andrea Tavecchio

 

E’ così. E fossi un capitale privato che deve essere investito in Italia mi farei un giretto negli altri paesi prima di prendere casa in un paese dove le regole del mercato vengono spesso rigirate come un piatto di bucatini all’amatriciana.

Claudio Cerasa

 

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