Foto Ansa

Di cosa parlare a cena stasera

Come si è arrivati all'accordo con Hamas

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Per leggere la versione senza paywall, iscriviti alla newsletter "Di cosa parlare stasera a cena" a questo link: è gratis!


 

Il momento in cui Donald Trump viene informato dell’accordo sostanzialmente raggiunto. Onore al merito, una volta tanto, e riconoscimento anche per il valore della rete di rapporti americani (e, in qualche forma, anche israeliani) con i paesi arabi molto influenti nella regione mediorientale e con la Turchia. La guerra non la voleva più nessuno, il terrorismo di Hamas neanche. I responsabili politici del movimento finanziato dall’Iran si sono trovati, con ogni evidenza, nella posizione di non poter più decidere secondo i loro piani e sono stati costretti ad adeguarsi alla strategia di pacificazione che è nell’interesse di tutti i paesi dell’area. Si può ritenere che la breve ma intensissima operazione contro l’Iran condotta da Israele e Usa sia stata uno dei passaggi che hanno portato alla pace, riducendo l’operatività iraniana lontano da Teheran e dando sollievo ai tanti paesi arabi nemici dell’Iran. E, per quanto sia stata terribile e abbia causato una guerra sanguinosa con vittime prevalentemente civili, va ricordato che la strategia di Benjamin Netanyahu ha portato all’accordo sugli ostaggi senza ledere la posizione di sicurezza israeliana e dando qualche rassicurazione in più contro un nuovo sette ottobre. La gestione dell’accordo potrebbe spettare a un’altra maggioranza in Israele (se il governo attuale venisse travolto dalle divergenze sull’intesa di Sharm el Sheikh) e da una leadership a Gaza in cui il ruolo di Hamas potrebbe essere ridimensionato attraverso il ritorno dei tradizionali gruppi sociali e familiari già radicati nella zona e capaci di avere peso politico. Poi parleremo prossimamente, se non lo fanno prima loro (ma non c’è speranza), del disorientamento e della vocazione velleitaria dei partiti di sinistra in Italia sulla questione mediorientale, goffamente trasformata in questione di politica interna.

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

Come è andata. L’accordo ha rilievo anche per i mercati finanziari.

Fatto #2

L’Italia e il suo governo, che non sono complici di un bel niente, guardano all’accordo con speranza. Giorgia Meloni usa parole e toni convergenti con quelli degli altri leader europei.

Fatto #3

Ursula von der Leyen resiste a due mozioni di sfiducia. Dal voto emergono con chiarezza, anche se perdenti, gli schieramenti antieuropei e spesso anche filorussi. E dobbiamo a David Carretta anche l’osservazione sul voto del M5s a favore della mozione presentata dalla destra europea. Mentre la stessa commissione europea verificherà le accuse di spionaggio ai danni di funzionari europei a carico di Viktor Orbàn (sempre più fuori dal consesso tra nazioni europee).

Oggi in pillole

Di più su questi argomenti: