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Di cosa parlare a cena stasera

Lo scivolone del governo su Bankitalia dopo le critiche alla manovra

Giuseppe De Filippi

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Cerchiamo di non leggere in modo distorto le critiche alla manovra che arrivano dalle audizioni. Banca d’Italia per prima e poi, ma in altri modi, i sindacati e la Confindustria non vanno lì a raccontare ciò che apprezzano, non avrebbe senso. Vanno a segnalare problemi ed errori, che mai mancano nelle operazioni sul bilancio e nelle manovre di politica economica. Lo fa, la banca centrale, anche nella sua funzione di strutturale oppositore (se volete usate l’espressione “coscienza critica”) di qualunque governo, quasi sdoppiandosi: nella comunicazione pubblica sono sempre in posizione critica, mentre nell’attività ordinaria, quotidiana, lavorano a fianco delle strutture statali e a volte anche di quelle con più marcata caratterizzazione politica. La Banca d’Italia è sia consulente sia grande inquisitore di ogni governo in carica e nelle critiche pubbliche deve mettere più pepe polemico anche per rimarcare la propria posizione di indipendenza e rafforzare la propria reputazione. Con questa chiave vanno lette anche le parole di oggi, quelle misurate e quelle volutamente cariche di preoccupazione

Detto questo, la risposta del governo alle critiche di Bankitalia è un classico scivolone, perché il sottosegretario alla presidenza del consiglio, titolare della piena fiducia della presidente Giorgia Meloni, ha rispolverato un argomento falso e male interpretato, osservando che Bankitalia esprime la “posizione delle banche perché il suo capitale è partecipato da banche private”. L’osservazione è sbagliata nei fatti, perché lo statuto della Banca d’Italia separa completamente il direttorio, il governatore e tutta la dirigenza dalla gestione dell’assemblea della banca (cioè il luogo in cui si esprime, per modo di dire, la proprietà in mano alle banche). La nomina di governatore e altri, come è noto, è in capo al governo con l’assenso del Quirinale e l’assemblea non ha voce in capitolo, né può dire qualcosa sulla gestione della politica monetaria. L’argomento non è nuovo, ogni tanto rispunta nelle parole di mestatori populisti o sovranisti, ad esempio era un tipico punto dei no-euro. Rientrando nella prospettiva, falsata, di Fazzolari va detto che sono anche parole poco sensate, e proprio per un sovranista, quelle rivolte, in generale, contro le banche private come se fossero portatrici di interessi antinazionali.

 

Le tre "cose" principali


Fatto #1 
Invece di farsi il sangue amaro con le critiche alla manovra (ripetiamo: uguali ogni anno e con ogni manovra), il governo farebbe bene a guardare ai punti di forza dell’economia italiana, per proteggerli e permettere che continuino a esprimere il loro potenziale.

Fatto #2

L’inverno sarà certamente molto difficile per la resistenza ucraina e per la vita nelle città, ma qualcosa è cambiato sul terreno nella capacità di difesa antimissilistica e antiaerea mentre Vladimir Putin vira su argomenti non proprio incoraggianti per il suo fronte.

Fatto #3
A volte ce la scordiamo ma la Tav va avanti.

 

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