di cosa parlare stasera a cena

Si apre la campagna elettorale di ferragosto

Giuseppe De FiIippi

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Sarà una campagna elettorale brevissima, confusa con le vacanze e con l’avvio dell’anno scolastico e di tutte le attività organizzate secondo l’avvio del calendario in settembre. Sarà una campagna estranea al normale meccanismo del talk show, e i recuperi estivi di programmazione televisiva contano poco, perché viene a mancare, nella costruzione dei personaggi, tutta la fase preparatoria, tutta la crescita delle simpatie e delle antipatie. La cosa più probabile è che si voti come cristallizzando le tensioni di questi giorni, mettendole nel congelatore appena preparate, appena uscite dal forno per poi scongelarle a ridosso del voto. C’è anche una data ancora estiva tra le due possibili, è il 18 settembre. Che comporterebbe la definizione delle liste entro ferragosto, cioè, secondo tradizione delle modifiche fino all’ultimo secondo, a ferragosto. In ogni caso, anche con le date più avanzate, le liste andranno chiuse nel mese di agosto. Abbiamo detto più volte a cena che questa volta, col taglio dei parlamentari in vigore, le liste sono specialmente importanti, perché i pochi nomi che usciranno da ciascun collegio saranno osservati con attenzione, facendo assomigliare il voto a quello di un collegio uninominale. Per i partiti più piccoli si tratterà esattamente di questo, non avendo possibilità di far entrare più di un eletto. La brevità del periodo di campagna elettorale porterà a concentrarsi su temi identitari ancora più che in passato, non essendoci tempo né volontà di argomentare su temi programmatici. Provate a fare un gioco a cena per cercare, in poche parole, l’identità di ciascun partito o, per capirci, dell’intestazione di ciascuna lista elettorale. Ne trarrete una mappa previsionale del voto

 

Le tre "cose" principali

Fatto #1

La Banca centrale europea mette mano ai tassi con un aumento dello 0,50% e dice che però l’economia già rallenta per conto suo, anche a causa della guerra. Insomma, i prossimi rialzi di tassi non sono affatto certi e la stretta potrebbe finire qui, Christine Lagarde cerca di svicolare alle domande sull’Italia e su Mario Draghi. Cambia (quasi) tutto nelle politiche di intervento sui titoli sovrani europei e sui debiti nazionali, ma resta l’obiettivo di tenere a bada le differenze eccessive nei tassi di mercato dei vari paesi. Le Borse ballano

 

Fatto #2

Da osservare c’è il Pd, primo partito del paese stando al primo sondaggio fatto dopo le dimissioni di Draghi. La strategia di Enrico Letta, a parte il nuovo richiamo agli “occhi di tigre” con cui aggredire la campagna elettorale, è basata sulla rivendicazione del sostegno leale e anche convinto al programma del governo Draghi e anche, e non è una battuta, del secondo governo di Giuseppe Conte. Sembra detto per scherzare, ma è invece la prova di una vocazione istituzionale di cui ora gli elettori sembrano avere un certo desiderio, ora che si è consumata l’orgia finale del populismo, con la sublimazione dell’antipolitica nel voto non espresso, neanche contrario, con cui si è fatto cadere Draghi. Il Pd viene irriso per questa vocazione governativa e lo stesso Letta, giorni fa, ha dovuto esprimere la stramba promessa di governare solo in caso di vittoria elettorale. Ma potrebbe invece essere gradito a una consistente fetta di elettori esausti degli assalti impolitici ai centri decisionali dello stato.

Letta si inserisce anche in una specie di dialogo pubblico ma interno al partito popolare europeo, con cui cerca di dare un’interpretazione più coerente con la realtà di quanto è successo ieri e del ruolo di Forza Italia

Antonio Tajani risponde. Valutate voi, anche in un confronto a cena

E come la vede Claudio Cerasa (con occhi umani)

Proposte come questa di Andrea Marcucci vanno anche bene, figuriamoci, ma, ripetiamo e diciamolo a cena, fare tutte queste cose in una ventina di giorni di agosto non è una banalità. Forse il micidiale vincolo temporale porterà concretezza, come quando si è costretti a decidere in pochi minuti in una grave situazione di pericolo

Ci sono due regioni da tenere d’occhio, Sicilia e Lazio. Nella prima continua, contro ogni logica conseguenza della caduta del governo, il lavoro congiunto tra Pd e 5 stelle, con tanto di organizzazione di primarie comuni per la candidatura alla presidenza. Nel Lazio erano circolate voci su una rottura della maggioranza che regge Nicola Zingaretti, all’interno della quale sono determinanti i 5 stelle, ma sono state smentite dallo stesso presidente della regione, al quale però si attribuisce anche l’obiettivo di candidarsi alle prossime politiche e, quindi, in caso di elezione ci sarebbe la decadenza dall’incarico regionale

A cena si può parlare anche dei due ministri che lasciano Forza Italia (e forse entrano in Azione), Mariastella Gelmini e Renato Brunetta, e chiedersi, in aggiunta, cosa sta facendo la terza ministra, Mara Carfagna, più volte indicata come artefice di un nuovo centrismo e certamente dotata di un suo bacino elettorale

Dall’estero si guarda anche alla Lega

 

Fatto #3

Nella confusione politica si avanzano candidature al Csm

 

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