di cosa parlare stasera a cena

Aprile, dolce ripartire

Giuseppe De FiIippi

Idee e spunti per sapere cosa succede in Italia e nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Il primo trimestre del 2021 (e per fortuna un pezzo già è andato) guardiamolo bene in faccia, parliamone a cena, ragioniamoci. È, con grandissima probabilità, l’ultimo scorcio di grande sofferenza a causa della pandemia per il mondo e per l’Europa nello specifico. I leader europei lo stanno dicendo e ripetendo. E le misure prese sono coerenti con questa assunzione di responsabilità. Non è neppure una sorpresa che queste siano le scadenze della crisi sanitaria cui dobbiamo ancora andare incontro. Già in autunno si era capito che i tempi sarebbero stati più o meno quelli indicati ora e che, anzi, servivano, e servono, ancora sforzi per fare in modo che quei tempi siano rispettati e quella probabilità di uscita dalla condizione più dura sia colta.

   

In Germania oggi è stato ribadito e indicare aprile come momento di avvio della liberazione corrisponde esattamente alla prescrizione di regole stringenti ancora per il primo trimestre. Si è visto in autunno, e anche nella primavera scorsa, che una parte dell’economia produttiva riesce a essere tutelata sul piano sanitario e a mandare avanti l’attività anche durante fasi di lockdown integrale. Come è noto, oltre al disagio psicologico (degno di un’attenzione separata), sono i settori del commercio e dei servizi a soffrire di più e a perdere più valore. I governi europei ora sanno che la prospettiva dei sostegni deve arrivare ai primi di aprile. Ma nello stesso tempo la società, la scuola, l’economia, il mondo del lavoro, possono cominciare non più come speranza ma come certezza a programmare la loro piena ripresa. Angela Merkel ha indicato in un intervallo tra 8 e 10 settimane il termine della sofferenza più grave. Per l’Italia potrebbe anche essere leggermente minore. Si tratta di resistere.

  

Nei momenti di sconforto due risorse: l’osservazione dell’andamento incoraggiante della campagna vaccinale (e trascurate le stupidissime polemiche e le farlocchissime inchieste su quelli che saltano la fila) e la possibilità, finalmente concreta, di programmare la propria vita. Cioè di fare esattamente ciò che la pandemia ci ha impedito

 

Le tre cose principali

 

Fatto #1
Si deve partire per forza a cena col misto crisi. Come prima avvertenza ci rifacciamo a Giuliano Ferrara per implorare di non abusare della nostra capacità di sopportazione e di non sfidare la nostra soglia di attenzione. Perché della crisi potremmo anche esserci scocciati

 

In ogni caso sapete bene che l’appuntamento col consiglio dei ministri è intorno alle 21.30. C’è questo benedetto Recovery plan da analizzare e approvare. C’è un sensato Nicola Zingaretti che non vorrebbe annoiarci e si sbriga con poche parole a dire che bisogna andare avanti sensatamente. Da Iv gli rispondono, forzando un po’, facendo un po’ troppo gli spiritosi, che l’alleato di Trump è già al governo. Insomma, è puerile ed è poco politicamente accorto paragonare il trumpismo militante di Salvini e Meloni alla un po’ goffa ricerca di solidarietà e visibilità che ha portato Giuseppe Conte a qualche colpo di gomito con Trump.

 

Ma Conte si era comunque fatto precedere da un avvertimento rivolto in modo diretto a Iv perché rinunci a obbligare il governo alle dimissioni. L’avvertimento consiste nello scartare la possibilità di un Conte ter e di una rinnovata maggioranza. Per la precisione Conte ha detto di non essere intenzionato a fare un altro governo con Iv se Renzi dovesse causare la crisi del governo attuale. Che, insomma, vista dal proverbiale marziano sembrerebbe una condizione con una logica a prova di bomba, ma, calata nella stramba realtà italiana, diventa invece oggetto dell’ultimo negoziato, degli ultimi strappi e ricuciture. E poi ci sono i cuori blu (e ci si chiede se la crisi non c’è più o se la crisi fa cucù). E però, sempre restando in zona Iv, c’è direttamente Renzi a garantire a Roberto Speranza che, sui provvedimenti legati al Covid e all’emergenza sanitaria, ci sarà pieno sostegno al governo.

 

E c’è anche una ministra grillina sulla linea della continuità governativa e del buon senso zingarettiano

 

Fatto #2

Arriva AstraZeneca, è questione di un paio di settimane. La domanda di ammissione condizionata è stata presentata oggi all’Ema e informalmente si è saputo che i tempi saranno strettissimi e che la distribuzione partirà entro la fine del mese. Con il vantaggio di poter contare su già grandi quantitativi di prodotto, stoccati già prima dell’avvio formale della procedura autorizzativa. E la commissione europea, che ha già ordinato ingenti quantitativi del vaccino AstraZeneca, approfitta dell’occasione per ricordare come funziona questa categoria di vaccini, diversa da quelli di Moderna (a proposito, ben arrivato in Italia) e di Pfizer.

 

Fatto #3
Stasera a cena si sbuffa, perché anche il dibattito sulla libertà di espressione, a causa del blocco twitteriano a Trump, sa troppo di caricatura per appassionarci. Il formalismo non fa mai bene ed è il tipo strumento di chi vuole mettere in crisi la democrazia, infinocchiare lo stato di diritto, annacquare la competizione liberale. Tutti i movimenti anti-democratici sono partiti con l’irrisione caricaturale delle regole parlamentari e di quel grande parlamento che è lo spazio pubblico di dibattito. E tra i modi per irridere c’è anche la parodia estrema, l’imitazione delle forme affidata però a voci stonate. Esattamente ciò che faceva Trump con le sue maiuscole su twitter, le sue bugie ripetute, i suoi finti scambi di idee. In sostanza Twitter e in generale il mondo dei social media non soffrivano per la gravità delle cose che Trump scriveva (cose gravi ci è stato ricordato mille volte, e con intenzioni un po’ maligne, le dicevano e le dicono fior di dittatori cui la tribuna twitteriana non è stata tolta) ma soffrivano, e moltissimo, perché da Trump subivano quella che, in termini poco educati, si potrebbe chiamare presa per il culo. Ecco, si può scrivere falsità criminali sui social (con le responsabilità che ne derivano) ma non si può prendere per il culo l’intero mondo della comunicazione social, dei giornali, della politica. Si tratta, come direbbero in Asia, di non perdere la faccia. E allora una società che gestisce una piattaforma alla lunga sa di non poter salvare la faccia e nello stesso tempo far scorrere quella robaccia. Che poi, sotto all’irrisione del capo, dell’uomo simbolo della battaglia anti-democratica, c’è l’esercito dei tanti esecutori. La loro presenza ci aiuta a capire facilmente che non di solo Trump si tratta, ma di una diffusa e pervasiva campagna di disinformazione, specialmente pericolosa per le connotazioni complottiste ed eversive. Questi sono esattamente i soldati e gli ufficiali dell’assalto alla democrazia americana. E ovviamente c’è il mantenimento di atteggiamenti minacciosi da parte del presidente uscente e perdente, come riferito da uno dei principali corrispondenti dalla Casa Bianca

  

Oggi in pillole