(foto LaPresse)

Di cosa parlare stasera a cena

Biden vicino alla vittoria e le confusioni regionali sul Covid

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Una specie di pre-discorso della vittoria presidenziale lo ha pronunciato Nancy Pelosi. Comunque tenetevi pronti per un possibile discorso di Joe Biden già a ora di cena

Che botta per il già dimenticando Donald Trump (nessun leader repubblicano sta coprendo i suoi deliri da dittatorello anti-elezioni)

il ripudio del populismo, dice uno dei principali giornalisti del Financial Times a proposito della cartina vista prima. In realtà intende rovesciare e rendere quindi un po’ grottesco il giudizio di 4 anni fa, quando si diffuse, baldanzosa, l’idea che ci fosse stato un rifiuto del liberalismo

perché c’è una logica nel fatto che l’antipolitica e la demagogia non riescano a trasformarsi in lascito dopo una vittoria e figuriamoci dopo una sconfitta. Possono generare operazioni elettoralistiche anche di grande successo (il primo Trump, la brexit, Boris Johnson, il momento 5 stelle e Lega allineati) ma non lasciano un patrimonio di idee e progetti politici riutilizzabili, disponibili. Inevitabilmente sono partite legate a un solo giocatore o all’inafferrabile ondata populista che periodicamente attraversa la società, e che, però, è tipicamente non capitalizzabile.  Il massimo che può lasciare è un po’ di carta bollata

Essere il pagliaccio del buffone 

giornatona per lui

Sandro Brusco coglie un’omonimia affascinante, una specie di rieccolo d’esportazione

lo staff di PodSaveAmerica, insieme al resto dell’informazione innovativa (loro prendono il nome direttamente da una definizione di Trump, quella di crooked Hillary e crooked media) è stato in costante attività, divertendosi anche, per coprire politicamente Joe Biden nella sinistra un po’ giovanilista o tendenza Sanders, anche quello è stato un lavoro utile

 

come vanno le cose con i contagi in Italia

 

Il problema (e il metodo) del finto tonto era già emerso con una certa evidenza durante la prima fase, quella di marzo e aprile. Allora il finto tonto era stato però messo un po’ all’angolo perché le regole erano brutali ma talmente chiare da non essere soggette all’incomprensione voluta o al cavillo stupido ed erano anche omogenee su tutto il territorio nazionale. Adesso, con regole graduate e differenziate in base alle regioni il finto tonto si può scatenare, ha praterie legislative su cui galoppare. Può fare tutte le domande sceme che vuole, affettare incomprensioni generali o molto specifiche, dare sfogo alla casistica più minuziosa per trovare quel pezzetto di territorio regionale in cui non è proprio tutto in linea con il resto. Matteo Salvini ne è uno dei capifila, ad esempio quando fa le domande sospese sull’uso dei farmaci che “darebbero fastidio alle grandi aziende perché poco costosi ma efficienti” oppure quando chiede e si chiede perché bloccare alcune attività, facendo perdere (ma pensa un po’) fatturato e posizioni di mercato. E anche Giorgia Meloni, sempre basita e sempre esterrefatta è uno dei prototipi della strategia comportamentale del finto tonto. La risposta, per forza di cose, deve essere didascalica e argomentata fino in fondo. E’ toccato al ministro Roberto Speranza, in aula, fare questa parte per spiegare il provvedimento sulle regioni, i loro colori, la gradazione delle restrizioni

 

eccone uno, e diciamo che ha pure un po’ scocciato

confusioni regionali ben illustrate

Forza Italia più disposta a ragionare e a evitare tatticismi sciocchini, quelli in stile Lega per capirci

Matteo Renzi su un nuovo tentativo di spallata al titolo V della costituzione e alla distribuzione di poteri tra stato e regioni che ne deriva

tutti a spiegare, anche in Francia

a Hong Kong l’inno cinese ogni giorno alla radio

il super gruppone delle costruzioni (specialista mondiale di grandi cantieri e opere complesse)

ciccia e peli superflui