Lo spettro del putinismo
Putinismi /1. Uno spettro si aggira in tutto l’occidente. E’ l’ombra del putinismo, rappresentata con tinte spaventose nell’ultima copertina dell’Economist. Dai bombardamenti contro i civili ad Aleppo, in Siria, agli spostamenti di missili nucleari vicino al confine polacco, alla comparsa di portaerei russe nel canale della Manica, “Vladimir Putin trova ogni settimana nuovi modi per spaventare il mondo”, scrive il magazine inglese. Si tratta in buona parte di provocazioni, ma che costituiscono comunque un pericolo di escalation non controllate. Il tempo è dalla parte dell’occidente, scrive l’Economist, perché “una potenza in declino deve solo essere contenuta finché non è infine distrutta dalle sue stesse contraddizioni interne”, ma frattanto l’occidente deve evitare di farsi infettare dal putinismo. “La Russia non vuole offrire al mondo una ideologia o una visione attraente. La sua propaganda intende screditare ed erodere i valori liberali universali accarezzando l’idea che l’occidente è corrotto tanto quanto la Russia e che il suo sistema politico è ugualmente manipolato. Vuole creare un occidente diviso che ha perso fede nella sua capacità di plasmare il mondo. Davanti a questa minaccia, l’occidente deve rimanere unito e saldo”.
Putinismi /2. Il magazine conservatore Spectator riprende invece l’iconografia sovietica per dedicare a Putin la sua copertina. “Sta vincendo, nella propaganda e sul campo”, si legge, e non è un caso che nell’immagine il presidente russo tenga in mano un tablet con il logo di Rt, il polo mediatico voluto del Cremlino per diventare la testa di ponte nella diffusione della visione del mondo putiniana fuori dalla Russia.
Putinismi /3. Putin e il rais siriano Bashar el Assad sono “Fratelli nel sangue” secondo il New Statesman, che li raffigura abbracciati a cavalcioni su un missile balistico con le mani sporche di sangue. I due autocrati, scrive il magazine britannico, stanno bombardando la Siria fino all’abisso.
La macchina che si guida da sola è il futuro dei trasporti personali. Ormai lo sappiamo tutti, e veicoli più o meno autonomi già circolano per le nostre strade. Ma come sarà questo futuro? Antiamericano, scrive il New York magazine, ricordando come il mito del cow boy alla guida sia fondativo per la cultura statunitense. Anche la Technology review del Mit è della partita, con considerazioni più tecniche e scettiche.
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