L'uomo che ha spaccato il cranio della moglie a bastonate e la contraccezione tra gli antichi

Redazione
Tutto il meglio e il peggio della cronaca nera e rosa della scorsa settimana dall’uomo che ha sparato al figlio all'amore tra Iannone e Belen

    Daniela Balilla, 66 anni. Romana, pensionata, due figli, «brava donna», viveva sola in zona Magliana da quando, qualche anno fa, era rimasta vedova. Proprietaria di un appartamento al Portuense, l’aveva dato in affitto a una donna che spesso era in ritardo coi pagamenti. L’altra sera il cognato di costei, un Natale Lo Verde di anni 49, andò a casa della Balilla con in tasca i 1.400 euro che avrebbe dovuto consegnarle per tre mesi di affitto arretrati. I due si sedettero intorno al tavolo della cucina, lei tirò fuori il blocchetto delle ricevute, lui aprì il portafogli. Proprio in quel momento la Balilla disse qualcosa di sgradevole sulla cognata del Lo Verde e tra i due scoppiò una lite furibonda che terminò solo quando lui le strinse un paio di leggings attorno al collo finché non smise di respirare. Quindi le coprì il volto con un asciugamano e uscì chiudendo a chiave la porta. La mattina dopo uno dei figli della Balilla entrando a casa della madre la trovò stecchita sul pavimento della cucina, indosso pigiama e vestaglia.
    Sera di lunedì 19 settembre in un appartamento in via delle Vigne, quartiere Magliana, a Roma.

     

    Giulia Ballestri, 40 anni. Di Ravenna, bella, capelli lunghi scuri, occhi blu, slanciata ed elegante, «buona, solare, gentile, alla mano», figlia di un imprenditore che si occupa di condotte sottomarine e che ha contribuito alla realizzazione di Mirabilandia, madre di una dodicenne e due maschietti più piccoli avuti dal marito Matteo Cagnoni, 51 anni, dermatologo assai famoso e spesso ospite di trasmissioni televisive, bello, ricco, «molto concentrato su se stesso, ambizioso, ipercontrollato». Da tempo la Ballestri aveva deciso di lasciare il consorte: aveva un’altra storia con un imprenditore quarantenne e intendeva ricostruirsi una nuova vita. Il Cagnoni da allora le faceva scenate continue, la faceva pedinare da un investigatore, aveva pure aggredito il suo amante. Giovedì mattina i coniugi andarono in tribunale per discutere della separazione, poi lui, con la scusa di volerle mostrare i quadri del nonno, la portò in una villa di famiglia disabitata da anni. All’ingresso prese a picchiarla e a spogliarla, forse la stuprò, poi, afferrato un bastone, la colpì una decina di volte sulla testa, sulla mani, sulle braccia. Quindi la lanciò giù per le scale dello scantinato. Domenica mattina il fratello denunciò la scomparsa della donna: fu trovata qualche ora dopo, il cranio fracassato, indosso soltanto il reggiseno. Lunedì all’alba la polizia andò a bussare, a Firenze, a casa del padre del Cagnoni, di nome Mario, ex docente universitario e primario dell’ospedale di Careggi.  Il professore disse di non sapere dove fosse il figlio che invece, accortosi degli agenti grazie alle telecamere di sorveglianza, era scappato da una finestra. Un poliziotto vide nell’oscurità la sagoma in fuga, lo inseguì sino all’argine di un torrente, afferrandolo per la camicia, ma Cagnoni riuscì a divincolarsi e scomparire. Fu bloccato due ore dopo, quando tornò a casa del padre convinto che la polizia se ne fosse andata. Pare che l’uomo avesse l’intenzione di nascondersi all’estero insieme ai tre figli che aveva portato con sé a Firenze. In una giacca sono stati trovati parecchi contanti, il suo passaporto e quelli dei bimbi.
    Giovedì 15 settembre in una villa in stile liberty in via padre Genocchi, nel centro di Ravenna.

     

    Giovanni Vecchio, 52 anni. Di Agliana (Pistoia), una decina d’anni fa s’era ammalato e aveva dovuto lasciare il suo lavoro in un’azienda tessile del Pratese. Da allora s’era fatto sempre più cupo e solitario e aveva preso a picchiare madre e padre. Poi mamma Norina tre anni fa era morta e come unico bersaglio della sua rabbia era rimasto papà Giuseppe, 87 anni, pensionato, invalido, costretto alla carrozzina. Tra i due le liti erano continue tanto che i vicini, alle loro grida, non facevano più caso. L’altra mattina il Vecchio Giovanni, maniaco dell’ordine e della pulizia, notando che il padre aveva lasciato un asciugameno fuori posto gli urlò «ti scanno» e corse a prendere un coltello in cucina. Il fratello minore Giuliano, appena uscito di galera, cercò di fermarlo ma fu più svelto il Vecchio Giuseppe: spinse la carrozzella fino al letto, tirò fuori da sotto il cuscino una Beretta della Seconda guerra mondiale irregolarmente detenuta, e sparò al figlio un colpo tra la testa e il collo che lo lasciò stecchito in una pozza di sangue sul pavimento tra la cucina e la porta d’ingresso.
    Dopo le nove di mattina di mercoledì 21 settembre al primo piano di una casa popolare in via Guido Rossa ad Agliana, provincia di Pistoia.

     

    SUICIDI

    S. G., 33 anni. Di Gela (Caltanissetta), un compagno da cui aveva avuto tre figli, due bambine e un maschietto, in cura per una brutta depressione, l’altra mattina, dopo aver mandato giù parecchi psicofarmaci, montò sulla sua Opel Corsa e giunta sulla banchina del porto pigiò il piede sull’acceleratore facendo volare l’auto in mare.
    Prima delle 8 di mattina di venerdì 23 settembre a Gela (Caltanissetta).

     

    AMORI

     

    KILLING KITTENS Il sex club più in voga del momento è il Killing Kittens di Londra. Fondato da una vecchia compagna di scuola di Kate Middleton, Emma Sayle, ci si va per fare sesso, ma ha delle regole molto precise: non è obbligatorio essere belli, l’importante è essere «gorgeous», cioè affascinanti, curati e interessanti (chi non lo è, a insindacabile giudizio dello staff, resta fuori); per partecipare, serve una mascherina; qualunque cosa succeda, comandano le donne. Gli uomini non possono entrare, a meno che non siano accompagnati e presentati da una donna. Ha spiegato la fondatrice: «Tutti gli altri club sono concentrati sugli uomini e sui loro desideri e fantasie. Il nostro no. Noi partiamo dalle donne, che qui possono vivere il sesso come un gioco senza limiti e realizzare le loro fantasie, da quello saffico a quello di gruppo, al bondage. E i pochi uomini presenti sono lì solo per soddisfarle, non per essere soddisfatti». Possono iscriversi solo le donne e gli uomini entrano come loro accompagnatori. Ci sono varie fasce di abbonamento: quello gratuito dà diritto ad accedere al forum e a essere contattati da altri iscritti. Gli abbonamenti standard, gold e platinum (90, 200 o 900 sterline l’anno e un canone di 10, 25 o 100 sterline al mese), offrono chat, scambio di video e, per i platinum, accesso agli élite party, feste a tema con cena, champagne e sesso a volontà (Luciana Grosso, D – la Repubblica 17/9).

     

    UFFICIALE «La mia situazione in amore con Andrea Iannone oggi è un qualcosa di ufficiale» (Belèn Rodriguez) (Gabriella Mancini, La Gazzetta dello Sport 21/9).

     

    FIGLI Storia di un uomo catanese di 79 anni. Si sposò nel 1956 con una donna, ma l’unione durò solo sei mesi. Senza divorziare, se ne andò di casa e non si videro mai più. Dopo 54 anni di matrimonio solo sulla carta, fu raggiunto dalla richiesta di divorzio da parte di lei. In quell’occasione scoprì di essere padre di cinque figli: non suoi, ma ai quali la donna aveva dato il suo cognome. Il giudice ha stabilito che quei figli, nati tra il 1966 e il 1978, dovranno cambiare cognome (Valentina Raffa, il Giornale 21/9).

     

    VIOLINISTA La femmina del granchio violinista, quando è il momento di riprodursi, viene accerchiata da frotte di maschi che cercano di convincerla a seguirli nelle loro tane. Per attirare la sua attenzione agitano le chele, che nel maschio di questa specie di granchio sono una piccola e una enorme. La femmina, dopo averli valutati per bene, sceglie sempre quello che mostra la chela più grossa. Il biologo marino Zachary Darnell dice che le femmine, per fare la loro scelta, si basano sulla «grandezza dell’arto rispetto al corpo, e sull’ampiezza del gesto di richiamo»: perché se il maschio riesce ad agitare una chela che pesa la metà del suo corpo, è probabile che sia in forma. Dopo aver fatto sesso nella tana sulla spiaggia, la femmina rimane lì durante il periodo d’incubazione delle uova. Invece il maschio torna all’aperto, a mostrare la sua chela ad altre possibili compagne, che poi porta sempre nella stessa tana, anche quando vi è ancora accolta la precedente femmina (Patricia Edmonds, nationalgeographic.it 16/8).

     

    HOMUNCULUS Nel Cinquecento il filosofo e alchimista Paracelso cercò di riprodurre l’origine della vita sigillando del seme maschile in un’ampollina di vetro e magnetizzandolo. Ottenne una cosa che assomigliava a un feto, una via di mezzo tra la larva e l’ectoplasma, chiamata homunculus, da impiantare in una giumenta che avrebbe dovuto fungere da utero in affitto (Marino Niola, D – la Repubblica 17/9).

     

    OVULO Thomas Beatie nel 2008 è stato il primo transgender al mondo a dare alla luce una bambina, dopo essere diventato un maschio, senza però sottoporsi all'isterectomia, con l’aiuto di un ovulo di sua moglie Nancy e lo sperma di un donatore esterno (ibidem).

     

    SILFIO Il silfio, un’antica varietà di finocchio, fece la fortuna della colonia greca Cirene, in Nord Africa. Questa verdura, oltre a essere molto usata nelle ricette romane (Marco Gavio Apicio nel suo De re coquinaria raccomanda di servirlo con il melone bollito), era assai ricercato come contraccettivo. Proprio per questa seconda funzione diventò così importante per l’economia della colonia, da essere impresso sulle monete, sia sotto forma di baccello a forma di cuore, sia accanto a una figura femminile che si indica il pube. John Riddle, autore del libro Eve’s Herbs in cui racconta la storia dei contraccettivi, suggerisce che la pianificazione familiare basata sull’uso del silfio sia la ragione per la quale la popolazione di Roma rimaneva stabile o addirittura descresceva, anche nei periodi di pace e prosperità, quando invece avrebbero dovuto nascere più bambini. Ormai il silfio è estinto dal primo secolo dopo Cristo, forse proprio a causa della raccolta eccessiva per usarlo a scopi contraccettivi. Plinio il Vecchio narra che l’ultimo stelo di silfio sia stato divorato dall’imperatore Nerone (nationalgeographic.it 9/8).