L'uomo che ha bruciato l'ex amante e le agenzie che convincono le amanti a lasciare i mariti altrui

Redazione

    DELITTI
     

    Angelo Cannavò, 30 anni, e Rita Decina, 29 anni. Marito e moglie, di Mazara del Vallo (Trapani), lui aveva piccoli precedenti per droga, lei un precedente per ricettazione. L’altra mattina un vicino di casa li trovò cadaveri, sul corpo di entrambi i segni di diverse coltellate, nelle scale del loro palazzo: lei al pianoterra, lui al piano ammezzato.
    Venerdì 5 agosto in un condominio in via Armida Borelli a Mazara del Vallo, Trapani.

     

    Rosaria Lentini, 59 anni. Originaria della provincia di Catania, viveva in un camper, girando la Campania, col compagno Nicola Piscitelli, casertano di 55 anni, senza lavoro da alcuni anni. I due, che per campare recuperavano oggetti dalla spazzatura e li rivendevano, litigavano di continuo. Come nella notte tra martedì e mercoledì: lui pretendeva di dormire nel sacco a pelo, all’aperto, convinto che qualcuno avesse spruzzato insetticida nel camper per avvelenarli. Lei, che voleva dormire dentro, lo accusava d’essere un visionario. A un certo punto la donna, stufa di discutere, si infilò nel suo sacco a pelo e gli diede le spalle. Il Piscitelli, preso il gesto come un insulto, afferrò un coltello e le ficcò la lama da dodici centimetri dodici volte nella schiena. Quindi andò dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, cui consegnò il coltello sporco di sangue.
    Notte tra martedì 2 e mercoledì 3 agosto nella cava Tifatina, una zona isolata nel Comune di San Prisco, in provincia di Caserta.

     

    Vania Vannucchi, 39 anni. Operatore socio-sanitario prima dell’ospedale San Luca di Lucca, poi di recente impiegata a Pisa, madre di due figli adolescenti, separata, figlia di Alvaro Vannucchi, massaggiatore storico della Lucchese calcio. Soltanto un anno e mezzo fa si era salvata da una grave infezione contratta durante il lavoro, era stata in coma, aveva rischiato di morire. Lavorando in ospedale aveva conosciuto Pasquale Russo, 46 anni, sposato e padre di tre figli, «taciturno, mite, solitario», impiegato in una delle cooperative che distribuisce farmaci. Si erano frequentati per un po’, ma lei già da tempo non voleva più vederlo. Anche perché conosceva la sua famiglia e l’imbarazzo per quella situazione le era diventato intollerabile. Russo però non s’era mai rassegnato. La tempestava di messaggi, la minacciava, la pedinava. Lunedì sera le rubò il telefonino: forse vi trovò dei messaggi che non gli piacquero, forse anche li travisò. Fatto è che con la scusa di restituirle il cellulare le diede appuntamento per il giorno dopo, nel piazzale della Asl. La Vannucchi arrivò con la sua auto, Russo con lo scooter, litigarono un po’ e, quando lei risalì in macchina per andarsene, quello le gettò addosso della benzina e subito dopo le diede fuoco. La donna riuscì solo a scendere dalla macchina e fare qualche passo di corsa prima di accasciarsi avvolta dalle fiamme. Alcuni operai sentirono le grida, provarono a spegnere il fuoco e chiamarono i soccorsi. La Vannucchi, prima di essere portata in ospedale, fece il nome di chi l’aveva ridotta così. Il Russo lo trovarono pochi minuti dopo l’aggressione, nella sua casa di Capannori, ancora puzzolente di benzina e con un braccio mezzo ustionato. La donna morì il giorno dopo, all’ospedale grandi ustionati di Cisanello (Pisa).
    Verso le 13 di martedì 2 agosto nel piazzale dell’ex ospedale di Lucca.

     

    Marina Zuccarello, 55 anni. Catanese, biologa, dipendente di un laboratorio d’analisi, sposata con Salvatore Palazzolo, 65 anni, bidello, madre di due ragazze di 27 e 26 anni. La figlia più piccola per qualche mese era stata fidanzata con un Agostino Siciliano, 30 anni, di Taranto, laureato in ingegneria, conosciuto su internet. Poi, qualche settimana fa, l’aveva lasciato. Lui non s’era rassegnato e in più occasioni aveva chiesto alla madre e al padre della giovane di intercedere con la figlia. Loro gli avevano sempre risposto di non volersi intromettere. L’altra mattina il Siciliano aspettò che il Palazzolo uscisse di casa, come d’abitudine, per bere un caffè al bar e comprare il giornale. Quindi bussò alla porta della Zuccarello. La donna gli aprì, lo fece accomodare in cucina, lui per l’ennesima volta le chiese di aiutarlo a rimettersi con la figlia, lei gli rispose che sua figlia non la doveva più vedere e allora lui afferrò un coltello e con quello la sgozzò.
    Dopo le 7 di mattina di sabato 30 luglio in una villetta a Madonna degli Ammalati, frazione di Misterbianco, Catania.

     

    Una donna di 47 anni. Bolognese, prostituta, giovedì sera diede appuntamento, in un alberghetto di campagna, a un ferrarese con cui aveva già fatto sesso un paio di volte. Costui, ai domiciliari perché aveva rapinato un’altra escort, a un certo punto le infilò un coltello più volte in tutto il corpo e subito dopo fuggì con l’auto della morta.
    Notte di giovedì 4 agosto in una camera dell’albergo a due stelle «Melograno» a San Pietro in Casale, nelle campagne tra Bologna e Ferrara.

     

    AMORI
     

    INFARTO Evelyn Waugh suggerì a Ian Fleming la fellatio come cura per riprendersi dall’infarto che lo aveva colpito (Paolo Bertinetti, La Stampa 5/8).

     

    ROBOPHILIA Entro il 2050, assicurano esperti di futuro, la «robophilia», cioè il sesso con gli androidi, sarà molto diffusa. Il futurologo Ian Pearson garantisce che l’amante robot piacerà soprattutto alle donne e fra una decina di anni dormire con uno di essi, per molte, sarà cosa comune. «Quando la realtà virtuale diventerà più coinvolgente, sarà in grado di imitare e, in alcuni casi, migliorare l’esperienza del sesso», ha dichiarato a The Mirror Helen Driscoll, psicologa della sessualità e delle relazioni all’Università di Sunderland. «È possibile che alcuni individui finiranno per preferire questa realtà virtuale al sesso con un essere umano». Ha aggiunto: «Tendiamo a considerare la realtà virtuale e, per conseguenza, il sesso robotico nel contesto attuale, ma se ripensiamo alle norme sul sesso vigenti cento anni fa, è evidente come queste siano cambiate rapidamente e radicalmente» (Claudia Casiraghi, Libero 4/8).

     

    AMANTI Le donne cinesi che scoprono di essere tradite sempre più spesso si rivolgono alle agenzie specializzate in «mistress dispeller», cioè dissuasione dell’amante. Appena la cliente si iscrive, si forma una squadra investigativa, che include anche uno psicoterapeuta e un avvocato. Si indaga sulla vita dell’amante del marito, sulla sua famiglia, sul suo lavoro. Poi si sceglie un «counselor», che è la persona che dovrà entrare in contatto con lei. Il prescelto, inventandosi una falsa identità, cerca di diventare suo amico e confidente. Una volta riuscito nell’intento, inizia a convincerla a lasciare il suo uomo, che poi è il marito della cliente che si è rivolta all’agenzia. Il counselor, per riuscire nell’impresa, deve essere attraente e carismatico, e molto bravo a non farsi scoprire e a gestire le emozioni. Il counselor può anche aiutare la donna a trovare lavoro in un’altra città, o spingerla fra le braccia di qualcun altro. In genere, dicono le agenzie, ci vogliono circa tre mesi per compiere l’opera di persuasione, con un’aspettativa di successo del 90%. Costo per la cliente: 45.000 dollari (Elisabetta Ambrosi, il Fatto Quotidiano 5/8).

     

    CELIBATO La Japan Family Planning Association in una ricerca indica che il 45% delle giovani giapponesi all’apice dell’età riproduttiva tra 16 e 24 anni «non è interessato o è disgustato dai contatti sessuali». Circa un quarto dei coetanei maschi la pensa alla stessa maniera. Un’indagine governativa del 2011 aveva già trovato che il 61% dei celibi e il 49% delle nubili tra 18 e 34 anni non aveva alcuna «relazione sentimentale» in corso. Un altro studio, dell’assicurazione Yasuda Life, riferisce che quasi un terzo dei giapponesi celibi sotto 30 anni non è mai uscito con una donna. Questo fenomeno ha un nome: «sekkusu shinai shokogun», la sindrome del celibato. I motivi, secondo gli esperti, sono individuati di volta in volta, nei videogiochi, nella pornografia, nella stagnazione economica, nella vita moderna e nel declino dell’istituzione del matrimonio. Alcuni pensano che c’entri la sismicità: l’incertezza geologica creerebbe un senso di precarietà che contrasta con il voler mettere su famiglia. Il Japan Institute of Population and Social Security comunica che fino al 90% delle giovani giapponesi si domanda se non sia preferibile la vita da single rispetto al matrimonio. Le giapponesi oggi ventenni hanno una probabilità su quattro di non sposarsi mai, mentre la probabilità di non avere figli è del 40%. I maschi, interpellati, rispondono che le donne sono attraenti, ma che i rapporti coinvolgenti sono troppo complicati e faticosi da affrontare (James Hansen, ItaliaOggi 2/8).

     

    SESSANTA Uno studio di alcune università americane, svolto su un campione di circa 27mila ragazzi tra 20 e 24 anni, dice che il 15% non ha ancora trovato un partner sessuale, e dunque è casto o ricorre alla masturbazione. Lo stesso sondaggio riferito alla generazione ventenne negli anni Sessanta dice che ai tempi quelli che facevano sesso erano il doppio e i vergini erano solo il 6%. L’inattività sessuale è più marcata nelle femmine rispetto ai maschi (Giordano Tedoldi, Libero 4/8).

     

    SINGLE I single italiani sono più che raddoppiati negli ultimi dieci anni: nel 2015 erano quasi 5 milioni, escludendo i vedovi. Nel mondo, secondo Euromonitor, il numero di chi vive da solo aumenterà del 20% tra il 2015 e il 2020. New York, con il 55,4% di persone non sposate, è in cima alle classifiche americane (Elena Dusi, la Repubblica 31/7).